Pestato a morte per un bicchiere d’acqua

Morire per un bicchiere d’acqua. E’ successo in Pakistan dove uno studente cristiano è morto in seguito alle percosse subite dai suoi compagni di classe, tutti musulmani, sotto l’occhio indifferente del professore di turno.

L’intoccabile

Il giovane, appena 17enne, era l’unico della sua classe – una scuola superiore nel Punjab pachistano – ad essere un “crociato”; vale a dire un cristiano; per tale motivo i suoi “colleghi” lo mobbizzavano da mesi, chiamandolo con l’appellativo di ‘choora’, un dispregiativo che si usa per definire i cristiani pakistani, identificandoli con la casta degli ‘spazzini’ o degli ‘intoccabili’.

Shron Masih, questo il nome della vittima, a causa dei continui soprusi subiti dinanzi all’indifferenza di insegnanti e preside, aveva espresso il desiderio di cambiare scuola. Ma non ne ha avuto tempo: lo scorso 30 agosto è stato circondato da un gruppo di compagni e picchiato fino alla morte.

Il movente

Solo nelle scorse ore gli assassini hanno dato le loro (assurde) motivazioni, dietro a quello che è stato evidentemente un omicidio nato dall’intolleranza religiosa. A detta dei colpevoli, infatti, Masih è stato pestato, fino alla morte, per aver attinto acqua da un contenitore da cui solo gli studenti musulmani potevano.

Il suo caso ricalca quello di Asia Bibi, condannata a morte per blasfemia: anche lei era stata accusata per un bicchiere d’acqua. Il padre di Sharoon Masih non ci sta alla versione degli aguzzini e denuncia come l’incidente sia “basato sul fanatismo religioso”.

L’insegnate: “Leggevo il giornale”

Ma in questa storia c’è anche un secondo colpevole: l’insegnante di turno al momento del pestaggio, il quale alla polizia aveva dichiarato di “non aver visto nulla in quanto impegnato a leggere il giornale”.