Spagna: indagati 700 sindaci pro referendum della Catalogna, rischiano l’arresto

Circa 700 sindaci catalani, su 948, sono stati indagati dalla Procura di Stato spagnola per essersi schierati per il referendum di autodeterminazione del primo ottobre. Nella direttiva inviata alle procure catalane il procuratore capo dello Stato José Manuel Maza ha ordinato che gli oltre 700 sindaci aderenti all’Associazione dei Municipi per l’indipendenza che appoggiano il referendum siano chiamati ad essere dichiarati “come indagati, assistiti da avvocati”. Per coloro che si rifiuteranno di presentarsi, Maza ha ordinato che siano arrestati e tradotti in procura “nel più breve tempo possibile” dalla polizia regionale catalana, i Mossos d’Esquadra, “che agirà come polizia giudiziaria”.

Vista la grande quantità di nuovi indagati il procuratore generale ha consigliato di iniziare con i sindaci dei comuni più grandi che si sono schierati con il presidente Puigdemont per l’organizzazione del referendum di indipendenza. Maza ha sottolineato che i possibili capi di imputazione contro i sindaci sono gli stessi previsti per Puigdemont e i suoi ministri che hanno firmato il decreto di convocazione del referendum, disobbedienza, abuso di potere e presunta malversazione di denaro pubblico, per i quali sono previsti sino a 8 anni di reclusione.

“I sindaci di Cup non si piegheranno” ha commentato Carles Riera, deputato regionale del partito della sinistra secessionista antisistema“Non faremo un solo passo indietro” nella “disobbedienza” a uno stato spagnolo “antidemocratico e ingiusto” ha aggiunto. “Non possono arrestare tanti sindaci, ha aggiunto, non ci sono abbastanza prigioni“.

Intanto il Re Felipe di Spagna ha confermato di essere contrario al referendum di auto-determinazione, dichiarato “illegale” da Madrid in nome della costituzione approvata nel 1979, in virtù del passaggio dalla dittatura franchista alla democrazia. “I diritti di tutti gli spagnoli saranno tutelati” ha detto, “di fronte a coloro che si situano al di fuori della legalità costituzionale”. Secondo Felipe di Borbone la costituzionale “prevarrà su qualsiasi attacco contro la convivenza e la democrazia“.