Lavoro. L’appello dei vescovi italiani. “Ridurre le tasse”

Chi crea posti di lavoro deve essere “aiutato e non soffocato”. Così la Conferenza episcopale italiana, in un documento sul tema dell’occupazione messo a punto in vista della 48esima Settimana Sociale che si terrà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre.

Minor carico fiscale e riduzione dei tempi della giustizia civile

L’appello dei vescovi italiani è a rimuovere gli “ostacoli” alla crescita occupazionale, ossia “il carico fiscale e i tempi della giustizia civile”. Il documento firmato da mons. Filippo Santoro, presidente della Commissione episcopale per i problemi del lavoro ma anche rappresentante del Comitato Scientifico delle Settimane Sociali, sottolinea che “un Paese che dà centralità al lavoro non può tassarlo nel modo in cui accade in Italia”.

Di qui la necessità di realizzare la “riduzione del cuneo fiscale” attraverso “risorse che vanno prese da un serio impegno nella riduzione della spesa pubblica improduttiva e la lotta all’evasione“.

Mancanza di lavoro è “atto di violenza”

I presuli italiani non esitano ad accostare la mancanza di lavoro a “un atto di violenza”. Il testo afferma: “Negare ad un giovane di partecipare a questo grande progetto comune o privare un adulto della possibilità di continuare a dare il proprio contributo; sfruttare il lavoro altrui o discriminare in base all’identità di genere o razziale sono atti di violenza che lacerano il tessuto umano e sociale”.

Costruire posti di lavoro – aggiungono i vescovi – è anche “lo strumento più efficace per il successo del percorso di integrazione” degli immigrati.

Settimana Sociale di Cagliari

L’ultima Settimana Sociale si è tenuta a Torino nel 2013 sul tema della famiglia; quella che ci sarà a Cagliari a fine ottobre affronterà la questione del lavoro, che deve essere, secondo la traccia del documento di discussione, “libero, creativo, partecipativo, solidale”.

Lavoro degno

Il lavoro, ci tiene a precisare la Chiesa italiana, deve garantire la dignità delle persone. “Non basta creare lavoro – si legge nel testo -. Bisogna che tale lavoro sia degno, come realizzazione della persona, sostegno della famiglia e della vita della società. Così si salva la fatica, l’aridità, il sudore del lavoro concreto”.