Gli insulti vergognosi degli pseudo-tifosi

Fermate il calcio, stavolta mi viene voglia di scendere da un carrozzone che non mi appartiene più. Alla mia età ne ho viste di tutti i colori,  nel vero senso della parola, ma credo che più andiamo avanti col tempo, più la piaga della violenza prende piede. E’ la violenza di tutti i giorni, quella gratuita, quella dell’anima che alcuni non riescono proprio a fare a meno di nascondere. Si riesce persino a smettere di fumare, ma non si riesce a guardare al mondo con quei colori meravigliosi che sono quelli della vita. E sorridere. Già, ci manca il sorriso, che è il vestito più bello da indossare per un essere umano. Riconosciamolo, siamo razzisti, beceri e violenti perché non sappiamo e non vogliamo accettare quei cambiamenti che pure fanno parte del corso della vita di tutti i giorni. Si cresce, si migliora, si apprende giorno dopo giorno qualcosa di nuovo. La tecnologia avanza alla velocità della luce, ma non cresce il nostro modo di vedere il mondo e le cose. Il calcio, poi, fa scuola a parte. Una pessima scuola, che anche, e soprattutto, attraverso l’esplosione dei social, ha trovato terreno fertile per continuare a divulgare il mal-pensiero che alberga in menti malate.

Una volta c’erano gli hooligans (ma in alcune parti del pianeta ci sono ancora), quelli che nascondevano dietro una bandiera il tifo più becero e violento. Oggi ci sono gli hooligans da tastiera, perché dietro un computer ci si sente tutti giornalisti, ma senza averne diritto. Quel diritto calpestato dietro i propri, beceri interessi. Si scrive di tutto e dalla tastiera nasce l’offesa più volgare. Si offendono i politici che magari avranno pure sbagliato, ma non per questo meritevoli di essere messi alla gogna e vergognosamente etichettati. Il calcio, poi, fa storia a sé, un mondo diverso dove tutto sembra permesso. I calciatori sono i nostri idoli, li amiamo, facciamo anche a pugni per difenderli, li esaltiamo come fossero divinità. Per poi dimenticarci in un batter di ciglia dell’amore che ci ha accompagnato per tanto tempo. E quell’amore si trasforma in odio. Prendete Leonardo Bonucci, nove anni alla Juventus, leader e bandiera della squadra più titolata d’Italia. La Juve lo ha lasciato partire perché tra lui e il tecnico Allegri non c’era più feeling. Ed  andato al Milan, mica perché sognava di indossare quella maglia, semplicemente perché era la destinazione più vicina a Torino dove vive la sua famiglia. E suo figlio, uscito da gravi problemi di salute. Ma la gente bianconera non ha capito, si è rifiutata di comprendere l’uomo, il padre, e lo ha “ucciso” sulla piazza del social. Offese denigratorie, messaggi di morte a quel bambino salvo grazie alla mano di Dio, alle preghiere di quella famiglia che ha vissuto momenti drammatici, appesi ad un filo. Ma alla gente poca importa. “Non sei più un mio giocatore, ti odio”, il pensiero più frequente nelle menti dei senza cervello, avvezzi ai salti di umore da tastiera. Oppure lo stesso Alex Sandro, che fino a Cardiff era una colonna bianconera, per essere scaricato non appena lasciata Torino destinazione Parigi. Ma questo non è più calcio, signori miei.

In tanto marasma, la spuntano i santoni del nulla, gli xenofobi da testiera, la cui violenza è morale. E fa tanto male a chi la riceve. Come gli ultimi casi di xenofobia nei confronti del romanista Juan Jesus o dell’esterno, sempre giallorosso, Kolarov al quale, per fortuna in pochi, non risparmiano offese per aver vestito tanti anni fa la maglia dell’altra squadra della Capitale. E giù striscioni infamanti e vergognosi, dove si augura perfino la morte. Come siamo caduti in basso…

In tanto marasma non possono rimetterci la faccia le tifoserie, quelle genuine, quelle che vanno allo stadio, incitano, si arrabbiano, esultano, ma tornano a casa col cuore gonfio, a volte di rabbia, altre di gioia, ma sempre pronte a ricominciare. Perché domani, è un altro giorno e sicuramente andrà meglio. La violenza da social fa paura perché non vedi il nemico e non sai dove colpire, non sai chi sia il tuo avversario che invece davanti a una tastiera può permettersi di tutto. Ho detto che volevo scendere da questo carrozzone, ma ho sbagliato. Farei solo il gioco sporco e ipocrita di chi non ama la vita. Io amo la vita, i suoi colori e amo il calcio e sono pronto a combattere contro questi santoni del nulla, questi delinquenti da tastiera. Perché domani deve essere un giorno migliore. Per tutti, anche per il fantastico mondo del calcio.