SEX TOYS IN TV: LA PUBBLICITA’ CHE DESTA SCANDALO

Siete genitori e vi capita di vedere la tv insieme ai vostri figli? Ebbene, sappiate che già da domenica 20 agosto, potreste incappare in una pubblicità sui sex toys, ossia i giocattoli erotici.

Tabù rotto

Si tratta della prima volta che la tv italiana sdogana questi oggetti in vendita solitamente in locali specializzati nel settore. Lo spot di un’azienda nazionale che produce e vende su internet sex toys sta circolando su Mediaset e La7, mentre era già in onda dal 23 luglio su Cielo, Real Time, Nove e Dmax. Mentre scorrono immagini che lasciano spazio a bollenti fantasie, con protagoniste donne che cercano e poi trovano i loro strumenti di piacere dalle forme inequivocabili, si ode una voce in sottofondo che sussurra con sensualità: “Vogliamo un mondo in cui le donne non sono oggetti sessuali, ma possono averli tutti”.

Volume d’affari in crescita

Si stima che dal 2014 duecentomila oggetti di tal risma siano stati venduti. Il volume d’affari cresce ogni anno e coinvolge entrambi i sessi: nel 2017 il 40% dei sex toys acquistati sono dedicati alle donne, il 25% agli uomini e il 35% alla coppia. Le grandi città fanno da capofila: le maggiori vendite a Milano (20%), seguita da Roma (15%) e Torino (5%). Sono le donne tra i venti e i trenta anni quelle che acquistano di più.

E l’interesse verso il mercato dell’eros sembrerebbe destinato ad espandersi ancora. Dopo la messa in onda dello spot, l’azienda produttrice ha fatto sapere che le visite del sito sono cresciute del 300%.

Spot erotici davanti agli occhi dei bambini

La bontà di uno spot pubblicitario, tuttavia, non si pesa soltanto sulla bilancia degli affari delle aziende. C’è un variegato pubblico di telespettatori, molti dei quali minorenni, di cui bisogna tener conto. È per questo che esistono organi di controllo per tutelare la sensibilità dei più piccoli, vigilando sul rispetto delle norme in materia.

Faro in tal senso è il decreto legislativo 177/05 sulla radiotelevisione, che all’articolo 4 vieta le trasmissioni che possono nuocere allo sviluppo fisico, psichico o morale dei minori”.

Il Moige e la fascia protetta

L’introduzione di questo spot erotico è passata sottotraccia, poiché nel periodo estivo l’opinione pubblica è solitamente più disattenta a quanto avviene al di là dello schermo.

In Terris ha sollecitato un parere di Elisabetta Scala, vicepresidente del Moige – Movimento Italiano Genitori Onlus, di cui è anche responsabile dell’Osservatorio Media, che ha lo scopo di salvaguardare i bambini da programmi a loro inadatti.

Il Moige ha ricevuto da alcune famiglie segnalazioni che lo spot sta andando in onda in fascia protetta. “Stiamo verificando – spiega la Scala – perché il fatto che una pubblicità di prodotti riservati al solo pubblico adulto passi anche in fascia protetta (dalle 7.30 alle 22.30), rappresenta una violazione del codice di autoregolamentazione tv e minori”.

Controllore assente

La vicepresidente del Moige solleva però un problema: in questo momento manca l’autorità in grado di far rispettare il codice in questione. “Da quasi due anni è inattivo il Comitato media e minori – spiega – perché sono scadute le cariche e il Ministero delle Infrastrutture (che comprende anche le Comunicazioni, ndr) non le ha ancora rinnovate”. Nomine che invece gli altri organismi che compongono questo Comitato istituzionale, compreso quello degli utenti, hanno rinnovato da tempo.

Le mancate nomine ministeriali – lamenta la Scala – creano un varco di permissivismo all’interno del tubo catodico. Non c’è solo la pubblicità dei sex toys, la tv è invasa di programmi che parlano esplicitamente di sesso o che propongono immagini violente.

Le battaglie del passato

Il Moige, grazie alla sponda del Comitato media e minori, in passato è riuscito a intervenire più volte per spostare in fascia non protetta film e trailer violenti o a sfondo erotico e pubblicità di preservativi oppure che lanciassero messaggi allusivi.

Ebbe risonanza sui media la “battaglia” vinta nel 2006 contro lo spot delle patatine che aveva come protagonista Rocco Siffredi. Dopo l’intervento del Moige, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria bloccò i passaggi in tv del noto pornoattore.

L’Agcom come alternativa

Erano altri tempi. In dieci anni gli argini del pudore pubblico si sono notevolmente abbassati, e forse gli indugi del Ministero nel nominare i membri di sua competenza del Comitato media e minori sono un eloquente segnale di conferma.

La speranza del Moige è che alla paralisi del Comitato supplisca l’Agcom, benché questa autorità si occupi soprattutto di pluralismo dell’informazione e corretta competizione tra media. “Ci rivolgeremo a loro”, promette la Scala. Non resta che aspettare e vedere. Intanto le immagini di donne impegnate a maneggiare i loro sex toys continuano ad andare in onda.