BATTENTI E FLAGELLANTI, PENITENZA FINO AL SANGUE

Guardia Sanframondi è un paese di poco più di 5000 abitanti abbarbicato sulle colline del Sannio, in provincia di Benevento, non lontano dal Molise, che domina la Valle Telesina. Un paese che domani si riempirà di turisti, fedeli e curiosi per assistere alla processione conclusiva dei Riti Settennali. Una manifestazione che affonda le sue radici nel Medioevo, intrisa di penitenza e di dolore, di fede e sangue, di venerazione e misticismo.

Un rituale antico

Istituiti in onore della Madonna Assunta, si svolgono secondo un rituale ben preciso che coinvolge i quattro rioni del paese (Croce, Portella, Fontanella e Piazza). Il lunedì successivo alla festa, il rione Croce svolge la prima processione, detta di penitenza; il giorno dopo tiene la seconda, chiamata di comunione, mentre tocca a Portella svolgere il corteo penitenziale e così via fino al sabato, quando si entra nel clou della festa con la processione del clero e delle associazioni che porta all’apertura della “lastra” della nicchia in cui è custodita l’immagine della Vergine. Infine, domenica mattina si svolge l’attesa processione generale.

Flagellanti e battenti

Insieme ai “misteri“, rappresentazioni statiche di scene dell’Antico e del Nuovo Testamento e della storia della Chiesa, l’aspetto più caratteristico (e per qualcuno inquietante) sono i “flagellanti” o “disciplinanti“, e i “battenti“. I primi partecipano sia ai cortei dei rioni che alla processione generale, i secondi solo a quest’ultima. I flagellanti indossano un saio bianco con cappuccio, per restare rigorosamente anonimi, e si percuotono la schiena con la “disciplina”, una sorta di frusta fatta di catenelle e lamelle di alluminio. I battenti, vestiti allo stesso modo ma con il saio appositamente aperto sul davanti, si percuotono invece il petto con la “spugna”, un basso cilindro di sughero irto di spilli di acciaio che sporgono per un paio di millimetri, fino a sanguinare. Per disinfettare la spugna viene usato del vino mentre entrambe le tipologie di penitenti tengono nell’altra mano un Crocifisso al quale spesso viene unita un’immagine della Madonna. In tutto, saranno oltre un migliaio i penitenti che parteciperanno alle processioni.

Ma perché riti penitenziali così cruenti si svolgono in occasione di una festa gioiosa come quella dell’Assunta piuttosto che in periodi come la Quaresima o la Settimana Santa? In Terris lo ha chiesto a Nicola Pigna, portavoce del Santuario mariano, retto dai padri oratoriani di S. Filippo Neri.

“La vicenda è dibattuta. L’ipotesi più accreditata fa riferimento al Medioevo, quando le pratiche di penitenza come attività spirituale erano una norma per le congregazioni religiose. A Guardia esisteva la Congregazione del Gonfalone detta anche dell’Assunta. I suoi membri praticavano la flagellazione e la macerazione del corpo. Poiché il loro culto di riferimento era quello della Madonna Assunta, anziché farlo nella Settimana Santa si ritiene che abbiano iniziato a praticare le loro penitenze, in particolare la flagellazione e il rito del ‘battente’, in occasione della festa della loro patrona. Sappiamo, tuttavia, che solo nel 1950 fu proclamato il dogma dell’Assunzione di Maria, mentre precedentemente la festa, che aveva comunque carattere settennale, veniva celebrata a giugno. La Madonna veniva onorata con questi riti anche in circostanze straordinarie legate alla vita agricola, come la siccità o l’eccesso di piogge. In quei casi si ripetevano questi atti di espiazione”.

E perché ogni sette anni?

“Probabilmente perché si fa riferimento all’anno sabbatico di cui si parla nella Bibbia, quando venivano fatti riposare i campi e il popolo d’Israele si dedicava alla propria cura spirituale. Le prime attestazioni documentali di questa cadenza risalgono al Settecento, anche se si presume che sia precedente. Quanto alla nascita dei Riti come noi li conosciamo, sono il frutto di una stratificazione che nei secoli ne ha arricchito il panorama celebrativo”.

Ma non c’è qualcosa di pagano in manifestazioni così eclatanti?

“Lo ha sostenuto qualche antropologo ma non è assolutamente fondato. I Riti Settennali appaiono a Guardia per la prima volta nel Basso Medioevo senza aver avuto per mille anni alcun legame con ambienti culturali di natura pagana. E’ del tutto falso sostenere che siano di origine pagana, sono affermazioni superficiali che vanno smentite. Bisogna invece ricondurre i Riti all’interno di quelle che erano le pratiche penitenziali, previste anche obbligatoriamente dalla Chiesa in quell’epoca. Per tanti ordini religiosi in quegli anni non erano un’eccezione sporadica ma prassi spirituale”.

E oggi ha ancora senso? Da dove deriva questo tipo di spiritualità?

“Direi piuttosto che si è mantenuta incorrotta nei secoli. Abbiamo traccia di questa presenza spirituale ininterrottamente dal Medioevo, seguita, evangelizzata dalla Chiesa con esempi di pietà popolari. La penitenza è presente anche oggi nella Chiesa, pensiamo ad alcuni gruppi religiosi che usano il cilicio. Dobbiamo invece considerare che c’è stato un passaggio che l’ha resa ‘anormale'”.

Vale a dire?

“Fino agli anni ’40 era obbligatoria l’imposizione della macerazione del corpo, successivamente è diventata facoltativa, non più prescritta. Per questo il gesto del battente è un gesto di libertà, personalissimo, e soprattutto è anonimo. A Guardia si usa un’espressione per cui nemmeno le mogli sanno se il marito è andato a battersi. E questo è esemplificativo del fatto che qui si tiene molto a questo anonimato”.

Quindi nessuna tentazione esibizionistica?

“Assolutamente no. Che esibizionismo può esserci con le identità celate?”

E invece c’è una sorta di voyeurismo da parte di chi arriva a Guardia in questi giorni per assistere alle processioni? Ci sono 300 giornalisti accreditati, perfino il New York Times… Tra l’altro il sindaco ha vietato l’uso dei cellulari per scattare foto. Non c’è il rischio di una curiosità morbosa?

“Può esserci una curiosità patologica da parte di qualcuno, però io credo che i frutti spirituali che danno i Riti Settennali sono ordinari, non eclatanti, perché molto spesso avviano in persone lontane dalla fede un percorso di religione nelle loro scelte di vita. Questo capita spessissimo. Chiaramente ci saranno anche il curioso o il disturbatore ma dobbiamo leggere necessariamente il cammino dei penitenti di Guardia nell’ottica della Chiesa, ovvero quella di un gesto non obbligatorio rimesso alla libertà di ciascuno”.

Ma perché viene tanta gente?

“Non so dare una risposta certa. Probabilmente perché siamo di fronte a uno dei più importanti riti penitenziali della cristianità e forse perché rispetto ad analoghe forme di pietà popolare, questa è la più radicale. Però ci tengo a precisare una cosa”.

Prego.

“A Guardia non c’è un richiamo alla fede, alla Madonna e alla spiritualità solo ogni sette anni. Ad esempio ogni primo sabato del mese nella Basilica si tiene una veglia notturna, con la Messa, i canti, la recita del Rosario. Diciamo che c’è una preparazione remota, che inizia già il mese successivo alla celebrazione, e una più prossima che parte un anno prima. Non si tratta di un evento sporadico. La miglior definizione dei Riti l’ha data padre Fausto Carlesimo, per 25 anni rettore del santuario: sono un momento di grazia al termine di un cammino della comunità al fine di verificarsi alla luce della parola di Dio”.

Tante presenze creano timori sul fronte della sicurezza?

“Il Comune ha disposto norme stringenti alla luce delle ultime circolari ministeriali dopo i fatti di Torino (in occasione degli incidenti durante la finale di Champions League, ndr) e la prefettura ha fatto un lavoro severo di monitoraggio, sono state installate numerose telecamere di sorveglianza e c’è un massiccio spiegamento di forze dell’ordine perché tutto possa svolgersi nella massima sicurezza”.