IL TRAFFICO DEGLI ESSERI UMANI OGGI

Oggi si celebra la Giornata internazionale contro il traffico degli esseri umani istituita dalle Nazioni Unite nel 2013 per tutelare i diritti delle vittime. E proprio in questi giorni, è arrivata anche la buona notizia di un prolungamento dell’operazione Eunavfor Med “Sophia” dell’Unione Europea per smantellare il traffico di esseri umani nel Mediterraneo, in linea con la recente raccomandazione del Dipartimento di Stato degli Usa nel Rapporto sulla tratta di esseri umani 2017. L’operazione, oltre a formare la guardia costiera e la marina libiche e attuare l’embargo dell’Onu sulle armi in alto mare – spiega una nota del Consiglio dell’UE – intende “svolgere nuove attività di sorveglianza e raccogliere informazioni sul traffico illecito delle esportazioni di petrolio dalla Libia” e anche migliorare la collaborazione con le agenzie di contrasto della tratta degli Stati membri, Frontex ed Europol”.

L’inganno di un futuro migliore in Europa

Ma per contrastare il traffico di esseri umani c’è chi lavora sodo anche nei paesi di origine attraverso la sensibilizzazione delle nuove generazioni e i progetti di ritorno volontario assistito per il quale il Ministero dell’Interno ha stanziato dallo scorso anno ben 11.619.910,84 euro col Fondo europeo Asilo Immigrazione e Integrazione. Ci sono migranti infatti che, nonostante le ferite e le illusioni sfumate, sanno riprendersi in mano la vita e hanno il coraggio di rientrare in patria quando capiscono che il loro sogno di un futuro migliore non è così facile in Europa. Anzi! Il rischio è di essere irretiti dalle mafie che gestiscono lo sfruttamento lavorativo in ambito agricolo e ed edile se sei maschio, e lo sfruttamento della prostituzione se sei femmina. E c’è anche chi ha deciso di scrivere una canzone per i suoi coetanei invitandoli a non partire con l’immigrazione clandestina perché è un inganno.

La storia di Abdul

Come Abdul nato in Guinea-Bissau, uno dei più piccoli stati dell’Africa continentale bagnato dall’Oceano Atlantico, che essendo rimasto orfano di entrambi i genitori è partito per l’Europa illudendosi di trovare lavoro e felicità. Nel video di Emigraçao clandestina realizzato nella sua terra, il giovane guineano spiega bene che chi ti propone il viaggio ti manda alla morte e che le promesse di un futuro migliore non si realizzano facilmente perché molti sono accalappiati nelle varie forme di sfruttamento e nelle economie illegali una volta giunti in Italia e usciti dai Centri di accoglienza. “Milioni e milioni di giovani stanno morendo nel Mediterraneo,alcuni sono stati venduti, altri sono nelle prigioni libiche – canta nella sua canzone rap -. Io sono un testimone vivo di questa storia: non migrare mai clandestinamente!”. Quindi meglio tornare a casa.

Il rimpatrio assistito

Ecco perché ha deciso di rientrare in Guinea Bissau e di accogliere il progetto di rimpatrio assistito di Mani Tese, l’Organizzazione non governativa impegnata nella cooperazione internazionale per favorire l’autonomia economica delle comunità locali in numerosi paesi di Africa, Asia e America Latina. Il progetto si chiama Antula è jovem!, è finanziato dall’Unione Europea e gestito dall’OIM, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Per favorire la reintegrazione sociale ed economica dei migranti di ritorno sono stati avviati corsi d’informatica, attività culturali nell’ambito del teatro e della radio comunitaria e due microimprese (panetteria e sartoria) per i giovani in modo da garantire il necessario sostentamento e quindi un’alternativa alla migrazione “clandestina”. Il Centro sociale, fondato nel 2009 dall’organizzazione guineana Asas de socorro, ospita le aule dei corsi d’informatica rivolti a 200 giovani e i locali del corso sul “Teatro dell’oppresso” che ne coinvolge altri 100. Verrà avviata anche una sartoria con 10 macchine da cucire presso l’associazione giovanile Ojubap, e un laboratorio per la rammendatura e riparazione di abiti, la produzione e vendita di abiti nuovi, attraverso la radio comunitaria. Si prevede anche l’avvio di una panetteria/pasticceria per altre 15 persone su un terreno fornito da Asas de socorro, la fornitura dell’attrezzatura per l’infornamento e la cottura e la collaborazione di insegnanti locali di panificazione e igiene alimentare. Così per tanti altri giovani appassionati di musica come Abdul, che oggi sta studiando per diventare sarto, invece di affrontare il Deserto del Sahara, ci sarà l’opportunità di imparare un mestiere nella propria patria.