Iraq: nonostante la riconquista a Mosul si continua a sparare

A Mosul si continua a sparare, nonostante la “vittoria totale” sull’Isis annunciata dal primo ministro iracheno Haidar al Abadi. Gli scontri con le ultime sacche di resistenza del Califfato proseguono in alcuni quartieri occidentali e in varie località a sud e a ovest della città. I residenti hanno riferito che negli ultimi giorni l’esercito iracheno ha anche bombardato con elicotteri postazioni dei jihadisti nel centro della città. I comandi militari affermano che i miliziani dell’Isis escono di tanto in tanto dai loro nascondigli, sparando contro le truppe governative, che rispondono al fuoco. Mercoledì, secondo quanto detto da fonti militari al sito di notizie Shafaaq, un gruppo di miliziani del sedicente Stato islamico ha attaccato il mercato degli ovini nell’ovest di Mosul, ma è stato respinto. Le fonti ritengono che i jihadisti siano riusciti a infiltrarsi in città provenendo dalle colline di Atshana, che sovrastano l’area.

Tre anni di dominazione dell’Isis e la lunga battaglia per la riconquista hanno stremato la città e la popolazione civile. Dopo Amnesty anche l’Unicef racconta una realtà drammatica. “Anche se la battaglia di Mosul sta giungendo al termine, le profonde cicatrici dei bambini, fisiche e mentali, avranno bisogno di tempo per guarire – ha detto Hamida Ramadhani Vice Rappresentante Unicef in Iraq – Circa 650.000 bambini e ragazzi, che sono passati attraverso l’incubo delle violenze a Mosul, hanno pagato un prezzo altissimo e hanno vissuto troppi orrori negli ultimi tre anni“.

Alcuni bambini, ha aggiunto, “continuano a soffrire nelle sacche di violenza persistenti nella zona vecchia di Mosul ovest. Un dottore con cui abbiamo parlato ci ha riferito che neonati, anche di una settimana, bambini e mamme erano feriti e coperti di polvere e terra, alcuni anche malnutriti: questo è il prezzo che i bambini stanno pagando dopo aver vissuto per circa 10 mesi sotto intensi combattimenti”. L’Unicef ha documentato negli ultimi tre giorni un aumento dei minorenni non accompagnati estremamente vulnerabili che arrivano nelle strutture mediche e nelle zone di accoglienza. Alcuni bimbi portati in queste strutture sono stati trovati soli fra le macerie.