Turchia, Erdogan punge l’Europa: “L’ingresso nell’Ue non è indispensabile per noi”

Europa o no, la Turchia resterà in piedi. Anzi, stando a quanto dichiarato dal presidente Recep Tayyip Erdogan, l’adesione di Ankara all’Unione “non è indispensabile per noi” e, qualora da Bruxelles venisse bloccato l’iter per l’ingresso, la Turchia “ne sarà confortata”. Parole dure quelle del leader turco, arrivate in un’intervista rilasciata alla “Bbc”, durante la quale si è detto certo che il suo Paese non aspetterà in eterno il via libera dell’Unione (che “sta facendo perdere tempo” allo Stato extraeuropeo), ribadendo peraltro che “molti turchi non desiderano entrare nell’Ue”. Un’intervista ad ampio raggio quella del superpresidente, allargata sui fronti della repressione dell’opposizione e piuttosto insistita sul punto dell’autonomia turca, che venga o meno ammessa nella cerchia degli Stati membri.

Erdogan: “Solo due giornalisti in carcere”

Erdogan, ad esempio, ha negato che nelle carceri turche vi siano reclusi 150 giornalisti: “Nessuno è imprigionato a causa del giornalismo qui – ha detto il presidente -. Solo due, tra quelli che sono in carcere in questo momento, lo sono davvero. Gli altri non hanno alcun titolo per definirsi giornalisti. Alcuni hanno collaborato con organizzazioni terroristiche, altri erano in possesso di armi, altri erano dei ladri”. E altri ancora, ha detto Erdogan, hanno partecipato al tentato colpo di stato di un anno fa, facendosi poi accreditare come stampa: “Hanno un badge da giornalista, ma non è il tesserino ufficiale. Tuttavia con quel badge affermano di essere giornalisti. Il numero non è 150, sono bugie”. In riferimento alla politica di repressione dell’opposizione però, secondo i numeri forniti finora dall’emittente britannica, l’epurazione turca, a un anno dal golpe, avrebbe portato all’arresto di 50 mila persone e alla sospensione dal lavoro di altre 140 mila. E, allo stesso tempo, 160 organi di stampa sono stati chiusi (con 2500 giornalisti licenziati).

“Resteremo sinceri”

Tornando alla questione Ue, il presidente ha definito come “un sollievo” le reticenze di Bruxelles sull’ingresso della Turchia, sottolineando i mancati inviti ai recenti incontri fra i leader dei Paesi, l’ultimo dei quali il G20 di Amburgo: “Una volta, nel mio primo mandato come primo ministro, la Turchia veniva descritta come un paese che ha compiuto una rivoluzione silenziosa durante i summit dei leader dell’Unione Europea, ma adesso la stessa Ue non solo non ci invita più ai summit, ci fa anche perdere tempo”. Il messaggio di Erdogan, dunque, sembrerebbe piuttosto chiaro: le relazioni con l’occidente europeo non sono poi così fondamentali e, men che meno, l’istituzionalizzazione dell’appartenenza turca al novero degli Stati membri, dal momento che “la Turchia è in grado di reggersi sulle proprie gambe”. A ogni modo, il presidente non chiude del tutto all’Europa, affermando che la Turchia “resterà sincera nei confronti dell’Ue”.

 

Foto: Bbc