La discriminazione “alla rovescia”

Ormai possiamo dirlo. Nella cultura occidentale il posto dell’Onnipotente è stato preso da certi signori medici e da alcuni giudici dei Tribunali. E così ormai la vita del piccolo Charlie Gard potrà essere da un momento all’altro infranta.

A deciderlo, dopo giorni di trepidante attesa, la Corte europea dei diritti dell’uomo. Alla faccia della salvaguardia dei diritti! L’unico diritto che trionfa, in questo caso, è quello di persone estranee alla vita di questo bambino, a sopprimerlo a tutti i costi, nonostante i genitori abbiano supplicato di potersene prendere cura tentando un’ultima strada negli Stati Uniti.

Questo fatto drammatico è l’ennesima sconfitta di un Occidente che si autocondanna a perire. Non c’è bisogno di nessuna sentenza, giudice, corte, per affermare che è nella natura di ogni bambino il desiderio di vivere. Sarebbe bastato mettere il piccolo Charlie e i suoi genitori soltanto nelle condizioni di sperare in un miracolo.

Ma di fronte a questo scempio, non si può non denunciare il silenzio assordante di quelle personalità istituzionali che si proclamano così attente alla dignità umana; ancora una volta ci lasciano sgomenti i troppi “Ponzio Pilato” che faranno finta di non essere complici di questo delitto. L’eutanasia è direttamente e indirettamente diventata una prassi tollerata, dove non è più la persona al centro bensì per molti la libera determinazione della vita umana.

Al giorno d’oggi, è considerato un diritto trasferirsi all’estero per poter morire, quando il proprio ordinamento giuridico non contempla l’eutanasia. Ma non è consentito il contrario, cioè emigrare, stavolta dai Paesi in cui la cosiddetta “dolce morte” è legale, per poter coltivare la speranza di continuare a vivere.

La libertà è scaduta in un liberalismo degradante. Altro che “dolce morte”, questa sentenza lascia amarezza nel cuore di tanti altri bambini e dei loro genitori che in una situazione simile si vedranno privati di ogni speranza. La loro unica colpa è quella di essere malati. Saranno condannati a morte per questo.

Di quale dignità possiamo parlare ai nostri figli se tutto è diventato così soggettivo e relativo? Nel calderone del relativismo pratico, perdono ogni senso parole come diritto e dignità. Ed è in nome del relativismo che scorciatoie come l’eutanasia servono per recidere il legame tra il Creatore e le Sue creature.

La mia speranza è che tutti coloro che credono nella vita, a partire dai cristiani, sentano insopportabile questa ingiustizia e di conseguenza avvertano il bisogno di non tacere. Vorrei vedere schiere di persone scendere nelle strade di tutto il mondo per urlare un netto “no” a questo verdetto di morte. Vorrei vedere nei nostri volti di cristiani le stesse espressioni di coraggio che caratterizzano i martiri. Non dobbiamo temere di essere scherniti e insultati, come insegna Gesù nel definire “beati… quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia”. Difendere l’altro è sempre un principio assoluto, anche quando le avversità sembrano prevalere. Nella difesa della vita del piccolo Charlie Gard c’è la difesa della vita di tanti piccoli che hanno bisogno di noi.