Fallimento banche venete, Gentiloni e Paodan limano il testo del decreto domani il CdM

La Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono “in fallimento o in probabile fallimento”, perché il loro patrimonio è ripetutamente sceso sotto i limiti regolamentari. Sono le dichiarazioni della Banca Centrale Europea (Bce) che nella tarda serata di venerdì 23 giugno ha informato il Single Resolution Board (Srb), l’organismo che gestisce le maggiori crisi bancarie, ha stabilito che non ci sono le condizioni per la messa in risoluzione delle banche venete secondo le direttive Ue. Per tanto, le due banche saranno liquidate secondo le procedure delle norme italiane. Come riporta l’Ansa, si svolgerà domani mattina il Consiglio dei Ministri per il decreto sulle banche venete che devono andare in liquidazione. La riunione si terrà domani non a causa di difficoltà o problemi particolari, ma perché si sta in queste ore limando il testo in contatto con tutte le istituzioni coinvolte. In ogni caso, fanno notare dal governo, verrà rispettato l’impegno preso dal Mef ad approvare il provvedimento entro il fine settimana.

L’intervento del governo Gentiloni

Immediato l’intervento del governo, che ha già pronta l’operazione per il salvataggio. Infatti, il decreto per le banche venete è a grandi linee già pronto. “C’è già il via libera di Bruxelles e si stanno definendo gli ultimi dettagli tecnici di una bozza che è ormai condivisa”, spiegano fonti vicine a Palazzo Chigi. L’obiettivo dichiarato è quello di assicurare “la corretta cornice normativa” all’operazione che dovrebbe portare Intesa SanPaolo a rilevare, per una cifra simbolica, gli asset “buoni” di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. E il Consiglio dei Ministri punta ad approvare il provvedimento prima dell’apertura dei mercati di lunedì. Il premier Gentiloni e il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sono a colloquio in queste ore proprio a Palazzo Chigi, mentre i Ministri sono già stati allertati per la riunione del Cdm che sarà chiamata ad esaminarlo.

Il decreto

Il decreto, ricalcherà quello di salvabanche e Mps, e duqnue sarà un provvedimento di carattere generale che consentirà al Tesoro di intervenire, insieme agli azionisti e ai titolari dei bond subordinati (rispettando il burden sharing), nella ricapitalizzazione delle due banche liquidate e commissariate, che avranno in pancia anche i crediti deteriorati, pari a circa 10 miliardi. Sarà sostanzialmente una “bad bank“, anche se avrà una veste formale diversa. “L’orientamento prevalente sarebbe quello di utilizzare parte dei 20 miliardi già stanziati per le ricapitalizzazioni precauzionali“.

Un piano da 10 miliardi

Inoltre, con il decreto saranno stabilite anche le condizioni per la cessione delle attività buone dei due istituti a Banca Intesa, che consentirà la regolare apertura degli sportelli delle popolari venete lunedì mattina, senza alcuna discontinuità. Il governo garantirà la copertura dei crediti deteriorati, che finirebbero in una società a parte. Il piano comporterebbe un intervento, da parte delle casse pubbliche, stimato tra gli 8 e i 10 miliardi di euro. Ma tutto deve ancora essere definito nei dettagli. “Siamo in continuo contatto con le autorità europee. Mi sento di confermare totalmente la garanzia della tutela dei risparmiatori e dei correntisti”, aveva assicurato poche ore prima da Bruxelles, il premier Gentiloni.