Quei due “preti scomodi” che tanto piacciono al Papa

Poco più di un’ora a Bozzolo e un tempo simile a Barbiana. La visita privata di Papa Francesco sulle tombe di don Primo Mazzolari e di don Lorenzo Milani è stata decisamente breve (alle 13.16 era di nuovo in Vaticano) ma senza dubbio intensa e significativa. Due discorsi in ricordo dei sacerdoti che tanto hanno sofferto anche da parte della gerarchia ecclesiastica e gesti che hanno un profondo significato per il Pontefice, perché incarnano l’immagine della Chiesa che lui desidera, quella vicina agli scartati, che va incontro ai lontani, che sa farsi carico degli ultimi. Si può dire che la sintesi di questo viaggio durato il tempo di una mattinata sia racchiuso nelle parole pronunciate da Francesco quasi al termine del suo discorso a Barbiana: “Non posso tacere che il gesto che ho oggi compiuto vuole essere una risposta a quella richiesta più volte fatta da don Lorenzo al suo Vescovo, e cioè che fosse riconosciuto e compreso nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale. In una lettera al vescovo scrisse: ‘Se lei non mi onora oggi con un qualsiasi atto solenne, tutto il mio apostolato apparirà come un fatto privato…’. Dal card. Silvano Piovanelli, di cara memoria, in poi gli arcivescovi di Firenze hanno in diverse occasioni dato questo riconoscimento a don Lorenzo. Oggi lo fa il vescovo di Roma. Ciò non cancella le amarezze che hanno accompagnato la vita di don Milani – non si tratta di cancellare la storia o di negarla, bensì di comprenderne circostanze e umanità in gioco – ma dice che la Chiesa riconosce in quella vita un modo esemplare di servire il Vangelo, i poveri e la Chiesa stessa”.2017-06-20-PHOTO (1) E lo ha messo nero su bianco, in un foglietto a quadretti autografato: “Ringrazio il Signore per averci dato Sacerdoti come don Milani“.

Il riconoscimento al “parroco d’Italia”

Non meno significativo quello che il Papa ha detto come premessa del suo discorso a Bozzolo: “Mi hanno consigliato di accorciare un po’ questo discorso, perché è un po’ lunghetto. Ho cercato di farlo, ma non ci sono riuscito. Tante cose venivano, di qua e di qua e di qua… Ma voi avete pazienza! Perché non vorrei tralasciare di dire tutto quello che vorrei dire, su don Primo Mazzolari”. E tra le cose che il Papa ha ricordato, particolarmente significativa è “la personalità sacerdotale di don Primo”, soprannominato il “parroco d’Italia”,  che non è “una singolare eccezione, ma uno splendido frutto delle vostre comunità, sebbene non sia stato sempre compreso e apprezzato”. Il S. Padre ha ricordato che “Don Mazzolari non è stato uno che ha rimpianto la Chiesa del passato, ma ha cercato di cambiare la Chiesa e il mondo attraverso l’amore appassionato e la dedizione incondizionata”, cercando di colmare la “distanza tra la fede e la vita, tra la contemplazione e l’azione”. E ancora: “Sono pellegrino qui a Bozzolo e poi a Barbiana, sulle orme di due parroci che hanno lasciato una traccia luminosa, per quanto ‘scomoda’, nel loro servizio al Signore e al popolo di Dio. Ho detto più volte che i parroci sono la forza della Chiesa in Italia, e lo ripeto. Quando sono i volti di un clero non clericale, come era quest’uomo, essi dannovita ad un vero e proprio ‘magistero dei parroci’, che fa tanto bene a tutti”.Tomba Don Mazzolari

Niente beatificazione per don Milani

Nel clima di generale rivalutazione di due “preti scomodi” fanno però rumore le parole dell’arcivescovo di Firenze, il cardinale Betori, che in una dichiarazione riportata dall’Ansa esclude l’apertura di un processo di beatificazione di don Milani, almeno finché ci sarà lui alla guida della Chiesa fiorentina, al contrario di quanto sta per accadere per don Mazzolari: “Dopo – ha aggiunto il porporato – non tocca a me dirlo… ma io non credo alla santità di don Lorenzo: qui non ci farò un santuario. A Barbiana mi aspetto che non cambi nulla”. Betori ha comunque ribadito che “la giornata di oggi porta luce ulteriore sulla figura di don Lorenzo e spero che questa nostra Chiesa sia capace di riprendere in mano pagine difficili. Una Chiesa – ha concluso – mai rifiutata da questo suo figlio”.

Il cardinale Bassetti

Processo canonico o meno, “per come l’ho conosciuto io, don Lorenzo Milani è santo. E il santo non è colui che ha meno difetti di tutti o che moralmente ha il profilo più alto di tutti. Questa è una concezione della santità un po’ superata. Il santo è uno che è vaccinato di Spirito Santo. E che rimane anche con il suo caratteraccio”. Almeno questa è la posizione di un altro cardinale toscano, il presidente della Cei Gualtiero Bassetti. In un’intervista a TV2000 l’arcivescovo di Perugia ha affermato anche che “Don Lorenzo a volte ha avuto dei modi di trattare quasi al limite. Ma perché è santo? (dico santo in senso lato) Perché tutto nasceva dalla purezza del suo cuore e lui insegnava anche in quel modo. Lui si superava tutti giorni. Quella di don Lorenzo è una santità che sarebbe difficilmente canonizzabile secondo anche gli schemi che abbiamo oggi e poi forse non ce n’è bisogno. Non c’è bisogno che don Lorenzo faccia i miracoli perché la sua vita è stata un miracolo”.

Fotoservizio L’Osservatore Romano