Caso Riina, Bindi: “Garantita la dignità al boss, può tornare in cella”

povertà

“Si può affermare che le sue condizioni di salute, sì imprevedibili data l’età, ma stazionarie, potrebbero in ipotesi a giudizio dei medici consentire il suo rientro in cella”. La ha detto la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, dopo il sopralluogo all’Ospedale Maggiore di Parma, dove il boss è ricoverato dal novembre del 2015. “Ho preferito non interloquire con il detenuto” ha spiegato ai colleghi, ai quali ha illustrato le condizioni del “Capo dei capi”.

“La camera dove si trova è di confortevoli dimensioni, assolutamente corrispondente a una qualsiasi stanza di degenza ospedaliera, dotata di bagno privato attrezzato per i disabili, e in ottime condizioni igieniche – ha sottolineato Bindi -. Il personale medico ha inoltre spiegato che il Riina si alimenta autonomamente, è tenuto sotto stretta osservazione medica – quasi “a vista” – per il controllo delle sue patologie che peraltro, allo stato, non presentano manifestazioni acute, e, per quanto attiene alle sue generali condizioni di decadimento fisico, è costantemente assistito da una equipe di infermieri che lo accudisce più volte al giorno per ogni necessità”. Riina si trova, dunque, “in una condizione di cura e assistenza che sono identiche se non superiori a quelle che potrebbe godere in stato di libertà o a regime di arresti domiciliari”, ha aggiunto Bindi. Gli viene assicurato “il diritto a una vita dignitosa e a morire, quando avverrà, altrettanto dignitosamente”. Un trattamento conforme alle prescrizioni di legge, “a meno che non si voglia postulare un diritto a morire fuori dal carcere“. La presidente dell’antimafia aggiunge che Riiina è “pienamente in grado di intendere e di volere. È ancora vivamente interessato alle vicende processuali, e non ha mostrato alcun segno di ravvedimento”.

La delegazione della Commissione Antimafia si è recata presso il carcere di Parma, per un sopralluogo nella cella in cui Riina è stato fino al gennaio 2016 e dove potrebbe rientrare nel caso in cui il suo stato di salute dovesse consentirlo. “Si è notato che, nonostante le ristrette dimensioni della cella assegnatagli, del resto corrispondenti a quelle inserite nelle sezioni dedicate al regime dell’art. 41-bis, vi era già comunque la presenza di un letto di degenza, seppure con sistema manuale di vecchia tipologia che, come detto dal direttore del carcere, venne fornito al detenuto sin dal momento in cui ne fu imposta la prescrizione, da oltre un anno. Inoltre, il direttore ha aggiunto che è già stato realizzato il progetto, di cui la Commissione ha visionato copia, per ampliare la stanza – in modo sia di installare un letto ospedaliero più moderno, sia di creare un bagno accessibile con la sedia a rotelle, sia di consentire al personale della ASL di somministrare con maggiore facilità i trattamenti riabilitativi – e che i lavori avranno inizio oggi e richiederanno pochi giorni lavorativi“.