Canale di Sicilia, ancora un naufragio. Tensioni fra Marina libica e ong

Almeno 8 morti e oltre 52 dispersi: questo il bilancio provvisorio dell’ennesimo naufragio al largo delle coste della Libia, secondo quanto riportato dalla Guardia costiera del Paese nordafricano. La carcassa di un gommone, dalla capacità di carico di 120 persone, è stata trovata sgonfia e parzialmente affondata ad alcune miglia nautiche dalla città di Gasr Garabulli, circa 60 chilometri a est dalla capitale Tripoli. L’unità marittima ha rinvenuto, all’interno dello scafo, otto corpi senza vita rimasti intrappolati nei resti dell’imbarcazione, ormai fortemente danneggiata. Come spiegato dal colonnello Fathi-al-Rayani, “questi otto corpi fanno parte di un totale di 120 o 130 passeggeri che erano sul gommone”.

Tensioni nel Canale

Nella giornata di ieri, nel Canale di Sicilia, si sono verificati alcuni momenti di tensione fra le imbarcazioni delle ong e quelle della Marina libica la quale, in procinto di intercettare alcuni barconi, ha intimato alle barche di abbandonare l’area e di non aspettare l’arrivo dei migranti. L’accusa lanciata dall’autorità marittima della Libia è stata un presunto contatto fra scafisti e attivisti che in sostanza, secondo la Marina, avrebbero stazionato in zona perché in attesa di ricevere a bordo i profughi direttamente dagli uomini che li avevano caricati sugli scafi in arrivo. La Marina ha riportato indietro in tutto 570 migranti.

Accuse e naufragio

Torna di nuovo a galla, dunque, la questione delle presunte connessioni fra ong e scafisti sulle coste del Nord dell’Africa, accusa rivolta da Frontex poco più di un mese fa e finita in breve al centro di un vero e proprio caso mediatico. In quel tratto di mare, al momento del diverbio, incrociavano in tutto 4 imbarcazioni appartenenti a organizzazioni non governative, tra le quali la “Prudence” di Medici senza frontiere, non coinvolta direttamente dall’intimazione della Marina libica. Nel frattempo prosegue la ricerca degli altri naufraghi vittime dell’affondamento al largo di Gasr Garabulli, ennesima tragedia di un dramma senza fine: sono quasi 1800, dall’inizio dell’anno, i migranti morti o dispersi sulla rotta mediterranea.