OLANDA: LA CHIESA “BENEDICE” IL GAY PRIDE

Den Bosch si appresta ad accogliere il gay pride. Come al solito in molti saranno i mascherati, travestiti, seminudi, agghindati con lustrini e paillettes, a riversarsi nelle strade della città olandese il prossimo 24 giugno per il cosiddetto “Roze Zaterdag” (sabato rosa). Ma a fare notizia non è la presenza del corteo nella libertina Olanda, Paese portabandiera delle istanze gay, il primo a legalizzare il matrimonio omosessuale nel 2001. Ciò che desta perplessità è che quest’anno l’evento clou degli lgbt sembra che riceverà il supporto della locale Chiesa cattolica.

Porte aperte

Ai partecipanti alla parata saranno aperte le porte del luogo simbolo del cattolicesimo a Den Bosch: la cattedrale di San Giovanni. Qui è prevista una cerimonia ecumenica la mattina del 24 giugno, che di fatto avvierà la giornata a tinte arcobaleno. La celebrazione sarà guidata da don Geertjan van Rossem, rettore della cattedrale, e da tre pastori di confessioni protestanti, tra cui una donna. E non si tratta di una scelta autonoma e inopinata di van Rossem, né di uno strappo rispetto al suo diretto superiore, giacché l’iniziativa avrebbe pieno appoggio del vescovo, mons. Gerard de Korte, entrato a capo della diocesi di Boscoducale nel maggio 2016. La stampa olandese afferma che il presule impartirà una benedizione ai partecipanti prima del corteo, ma dalla sua segreteria al momento non giungono conferme.

In una lettera scritta a seguito delle polemiche che la vicenda ha suscitato, il presule si limita a spiegare che gli è stato chiesto di dare la sua benedizione, senza precisare se lo farà o meno. Nella stessa missiva mons. de Korte ribadisce l’insegnamento della Chiesa in tema di morale sessuale e riguardo all’accompagnamento delle persone con tendenze omosessuali.

Segnale

Il curioso appoggio ecclesiastico sarebbe un inaspettato epilogo di una sorta di “giubileo arcobaleno” della durata di un anno organizzato dalle istituzioni cittadine di Den Bosch per promuovere la cultura omosessuale. “È estremamente bello – afferma raggiante uno degli organizzatori dell’evento sul sito ufficiale – e non potevamo crederci quando circa due anni fa, sono iniziate le prime discussioni in alcune chiese di Den Bosch per svolgere una celebrazione ecumenica”. Che quelle discussioni siano state l’incipit di un percorso che ha condotto il gay pride fin dentro l’imponente cattedrale gotica di San Giovanni, è considerato dagli organizzatori dell’evento “un segnale meraviglioso”.

Insieme ai protestanti

Di questo “segnale” si fa portavoce il rettore van Rossem, il quale in un video rende pubblica la decisione di aprire le porte della cattedrale agli attivisti lgbt. Durante la celebrazione parlerà anche la luterana Erica Scheenstra, sacerdotessa dal 2008: dunque una donna prete protestante presiederà un appuntamento lgbt all’interno di una cattedrale cattolica. Per il sito olandese Gay.nl non c’è dubbio, si tratta di un segno dei tempi che cambiano. Il nuovo corso di mons. de Korte alla guida della diocesi di Boscoducale è definito all’insegna di “una Chiesa accogliente, dove ognuno ha il proprio posto”.

Taglio col passato

L’attuale vescovo viene messo in contrapposizione a mons. Antonius Hurkmans, che ha guidato la Chiesa di Boscoducale dal 1998 fino al 2016. Quest’ultimo è considerato dagli attivisti lgbt un “conservatore”, perché nel 2010 ha sostenuto un parroco della sua diocesi, il quale si era rifiutato di dare la comunione ai partecipanti a un carnevale omosessuale che erano entrati nella sua chiesa durante una funzione religiosa.

Oggi il vento è cambiato? Giorni fa una delegazione del “Roze Zaterdag”, accolta dal clero, ha portato in dono una grossa salsiccia alle suore clarisse all’interno della cattedrale di San Giovanni. Gli esponenti lgbt hanno così dato vita a una versione riveduta di un’antica usanza per cui gli sposi, prima del matrimonio, portano uova alle monache per chiedere una benedizione e per augurarsi che il giorno delle nozze sia soleggiato.

Chiese vuote

La Chiesa accogliente” olandese rischia tuttavia di piegarsi su sé stessa, tanto indaffarata ad accreditarsi agli occhi del mondo da non essersi accorta dell’emorragia di fedeli. Negli ultimi dieci anni sono oltre duecento le chiese che hanno dovuto chiudere. Se la tendenza rimarrà questa, in un futuro prossimo in Olanda non resterà nemmeno più una cattedrale in cui ospitare gay pride.