E’ ancora allarme rifiuti: gli impianti di Malagrotta dimezzano lo smaltimento

Nessuna quiete dopo la tempesta. L’emergenza rifiuti, a Roma, è continua e perpetua ma, oggi più che mai, risulta in modo preoccupante vicina alla soglia di rischio. Il problema è sempre lo stesso: gli impianti sono al collasso e, come comunicato dal gruppo Colari amministratore di Malagrotta, i suoi due impianti non lavoreranno più le 1250 tonnellate di immondizie giornaliere ma abbasseranno le quote fino a 700. Il che, tradotto, significa il rischio per Ama di ritrovarsi 600 tonnellate di rifiuti senza possibilità di smaltimento anche considerando i livelli di saturazione raggiunti dai siti tmb di Rocca Cencia e Salario. Una bruttissima gatta da pelare per la municipalizzata dei rifiuti che, al momento, si ritrova nuovamente sull’orlo del baratro, alle prese con il nodo della manutenzione dei due impianti.

Lazio saturo

Lavori che l’amministrazione ritiene urgenti e che, per essere eseguiti, richiedono una settimana di lavoro “a metà”. Il problema però, oltre che sul “quanto”, si attesta proprio sul “dove”: con gli impianti romani che hanno già dato l’altolà ad accettare ulteriori carichi, lo stop è arrivato anche dai siti sparsi nel Lazio, a maggior ragione dopo l’incendio all’impianto di trattamento di Casale Bussi (provincia di Viterbo), ora sotto sequestro per le indagini in corso sulla presunta dolosità del rogo. Risposta negativa anche dai siti di Latina e Frosinone, nei quali Ama invia già 180 e 160 tonnellate al giorno. Al momento, quindi, la situazione è in forte fase di stallo: senza luoghi di destinazione, l’accumulo delle 600 tonnellate inizia seriamente a spaventare i quartieri della Capitale, molti già in protesta per gli odori nauseabondi, dovuti alla mancata riduzione del disagio di sovraccarico nei restanti impianti, Rocca Cencia in primis.

Rischio rifiuti in strada

Con una situazione al limite, amministrazione e municipalizzata (nelle persone dell’assessore Montanari e del dg Ama Stefano Bina) hanno convocato un’assemblea d’urgenza dalla quale non è stato possibile trarre altro che la richiesta di posticipazione dei lavori. Fra le eventualità contemplate, anche il prolungamento dell’orario lavorativo degli altri impianti (per un funzionamento quasi h24): un’ipotesi che, però, oltre a dover incontrare il consenso dei lavoratori, non darebbe la certezza ai tmb di reggere l’impatto della nuova impresa. Una soluzione potrebbe essere rappresentata dalla (ri)messa in funzione del tritovagliatore mobile (quello di Ama può lavorare 300 tonnellate di rifiuti al giorno); la sindaca, dal canto suo, potrebbe trattare un’esportazione dei rifiuti al di fuori del Lazio, ormai saturo. Quel che è certo è il ripresentarsi dell’emergenza: tra proteste della cittadinanza per gli odori molesti e impianti ancora alle prese con gli accumuli arretrati, la stagione calda sta entrando nel suo pieno, minacciando un allarme serio. Probabilmente mai del tutto rientrato.