Fumata nera sull’Ilva, i sindacati: “Inaccettabili 5-6mila esuberi”

Fumata nera sull’Ilva. I sindacati, nel corso di un incontro al ministero dello Sviluppo economico con Carlo Calenda, hanno detto di ritenere “inaccettabili” i 5-6mila esuberi previsti nei piani industriali presentati dalle due cordate in gara per l’acquisizione dell’azienda siderurgica.

I piani contestati

Nelle prossime ore i segretari provinciali di Fim, Fiom, Uilm e Usb di Taranto si incontreranno per discutere della fase di cessione dell’Ilva e delle risultanze dell’incontro di oggi al ministero. Successivamente, invece, si terrà il consiglio di fabbrica straordinario di tutti i delegati. “A parte la promessa di investimenti milionari – sottolinea in una nota il coordinatore provinciale dell’Usb Francesco Rizzo – il primo elemento negativo che balza agli occhi sono i numeri dei lavoratori. Calenda e Bellanova hanno illustrato in dettaglio il piano di ArcelorMittal. Il piano industriale presentato per l’acquisizione di Ilva è condizionato al licenziamento di circa 5000 lavoratori del gruppo e il costo del lavoro resterà immutato per i prossimi sette anni”. Usb ha “espresso – aggiunge Rizzo – la sua opinione: una proposta che non regge e che non prevede, all’interno dei decreti, una sorta di risarcimento per tutto quello che i cittadini e i lavoratori hanno subito, stanno subendo e subiranno rispetto all’inquinamento Ilva. Non siamo d’accordo a portare avanti una discussione come per Piombino e Alitalia, dove si continua a chiedere ai lavoratori di fare sacrifici e pagare i danni prodotti da altri”.

Sindacati non coinvolti

Il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini, lamenta il mancato coinvolgimento, negli scorsi mesi, dei sindacati “nelle valutazioni dei piani industriali e ambientali per il rilancio dell’Ilva. Ancora adesso ci sono cose che non sono chiare e che vogliamo capire. Inaccettabile che ancora una volta siano i lavoratori a pagare sia in termini di esuberi sia in termini di stipendio”. Secondo il piano di ArcelorMittal-Marcegaglia “si parte – ha detto – con 9.400 addetti per poi scendere a 8.400 nel 2023. Per il piano di Acciaitalia gli occupati sono 7.800 subito per risalire a 10.300 nel 2023. Insomma in entrambi i piani abbiamo esuberi per circa 5-6000 dipendenti a fronte di un gruppo che attualmente impiega in tutta Italia 14.000 persone“.

Ambiente

Il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli parla di “colonizzazione feudale“. “Seimila esuberi, immunità penale per gli acquirenti e riduzione degli investimenti per la tutela ambientale e della salute – ha scritto in una nota -. E’ quello che sta accadendo all’Ilva di Taranto”. Tutti questi anni di continue proroghe, ha aggiunto, “hanno prodotto l’attuale situazione paradossale, con una cordata di imprenditori che non ha nessuna intenzione di salvaguardare l’ecosistema e i diritti alla salute dei cittadini e nel contempo sta calpestando i diritti dei lavoratori. E’ scandaloso che si sia giunti a questo punto. In un Paese civile e democratico a nessuno può essere garantita l’immunità penale e questo livello di colonizzazione del territorio dove vige la ‘Constitutio Criminalis Carolina‘ di Carlo V, quando lo stesso reato veniva punito molto diversamente se commesso da persona di basso lignaggio o da un vagabondo”. Secondo Bonelli a Taranto “andrebbe istituita un’area No Tax per attrarre investimenti italiani ed esteri nel settore dell’innovazione tecnologica, delle nuove produzioni, del sapere, delle energie rinnovabili il tutto preceduto dalla bonifica dei suoli, delle falde e dei fondali marini. E questo sì che porterebbe a un rilancio occupazionale, altro che licenziamenti!”.

Mobilitazione

Intanto i lavoratori dell’Ilva di Genova si dicono pronti a una mobilitazione per difendere l’Accordo di Programma per lo stabilimento ligure. “Con queste premesse, si preannuncia nei prossima giorni una forte mobilitazione di lotta e di sciopero a tutela del reddito e dell’occupazione degli operai e impiegati dell’Ilva di Genova – spiega la Fiom del capoluogo ligure -. Le parti si rivedranno a Roma il prossimo giovedì mattina; la richiesta è una ed è rivolta al Governo: a Genova non si prescinde dall’Accordo di Programma firmato dallo stesso Governo, dall’Azienda, dalle Istituzioni e dal sindacato”.