Il Papa a Santa Marta: “Non chiudiamoci nel magazzino della vita, prepariamoci alla visita di Dio”

Se un cristiano non è in tensione verso l'incontro con Dio, esso è un cristiano “chiuso”, stipato “nel magazzino della vita”, che attende senza sapere “cosa fare”. E' bene chiedere al Signore la grazia di vivere la “tensione verso la redenzione”. E' l'invocazione levata da Papa Francesco nel corso dell'omelia pronunciata durante la Messa mattutina nella Casa Santa Marta. Il Pontefice, riflettendo sulla prima lettura proposta dalla liturgia odierna (cfr. Esd 1, 1-6), racconta il momento nel quale il popolo di Israele viene liberato dall'esilio: “il Signore visitò il suo popolo e lo riportò a Gerusalemme”. Francesco si sofferma sul significato che assume la parola “visita” in questo contesta: “è una parola importante – spiega – nella storia della salvezza, perché ogni liberazione, ogni azione di redenzione di Dio, è una visita“.

Un incontro che dà gioia

“Quando il Signore ci visita ci dà la gioia – aggiunge -, cioè ci porta in uno stato di consolazione”. Facendo riferimento ad altri testi biblici, il Santo Padre ricorda come il popolo d'Israele, “dopo aver seminato nelle lacrime”, ora miete “nella gioia”. Dopo il tempo della prigionia e della tristezza ecco che il Signore ci dona “questa consolazione spirituale“. Una consolazione, sottolinea il Papa, che accade “non solo in quel tempo”, al contrario essa “è uno stato della vita spirituale di ogni cristiano. Tutta la Bibbia ci insegna questo”. Il Pontefice esorta allora ad “aspettare” la visita che Dio compie a ciascuno di noi. Ci sono “momenti più deboli” e “momenti più forti”, ma il Signore “ci farà sentire la sua presenza” sempre, e con la consolazione spirituale ci riempirà “di gioia”.

Verso la consolazione

Ogni cristiano, allora deve attendere questo evento con la virtù “più umile di tutte”, ovvero la speranza, che “è sempre piccola”, ma alcune volte diventa molto forte, “come la brace sotto la cenere”. In questo modo il cristiano vive “in tensione” verso l’incontro con Dio, verso la consolazione. Poi avverte: “Se un cristiano non è in tensione verso questo incontro”, esso è un cristiano “chiuso”, messo da parte “nel magazzino della vita”, che aspetta senza sapere “cosa fare”. Da qui l'invito a “riconoscere” la vera consolazione “perché ci sono dei falsi profeti che sembrano consolarci e invece ci ingannano”. Quindi precisa: “essa non è una gioia che si può comprare. La consolazione del Signore tocca dentro, ti muove, ti dà un aumento di carità, di fede, di speranza”. “Ti porta a piangere per i tuoi peccati”, prosegue il Pontefice. “Ti eleva l’anima alle cose del Cielo, alle cose di Dio. Quieta l’anima nella pace del Signore. Questa è la vera consolazione”. Poi un'altra precisazione: “La consolazione non è un divertimento, certo il divertimento non è una cosa cattiva quando è buono, siamo umani e dobbiamo averne, ma la consolazione” è un'altra cosa: “ti prende tutto e la presenza di Dio si sente e si riconosce”.

Il ringraziamento con la preghiera

Infine, il Papa esorta tutti a ringraziare con la preghiera il Signore, “che passa” per visitarci, per aiutarci “ad andare avanti, per sperare, per portare la Croce”. Quindi sollecita tutti a conservare la consolazione ricevuta: “È vero, la consolazione è forte e non si conserva così com'è, ma lascia le sue tracce”. Va conservata con la memoria, “come il popolo ha conservato questa liberazione. Aspettare, riconoscere e conservare la consolazione. E quando passa questo momento forte cosa rimane? La pace. E la pace è l’ultimo livello di consolazione”.