Medio oriente: i palestinesi ricordano la “Nakba”, la nascita di Israele

I palestinesi ricordano il 69esimo anniversario della “Nakba” (“catastrofe), cioè la nascita dello Stato di Israele, la successiva guerra e, secondo stime, la dispersione per 700mila di loro. Come ogni anno sono previste numerose cerimonie in tutta la Cisgiordania, a Gaza e altrove ci siano comunità palestinesi nei campi profughi: dal Libano, alla Giordania, alla Siria.

Sulla Wafa, l’agenzia ufficiale palestinese, si sottolinea che l’anniversario di quest’anno coincide “con lo sciopero della fame in corso dei prigionieri palestinesi” nelle carceri israeliane. “La catastrofe del 1948 ha causato la conversione di centinaia di migliaia di palestinesi in profughi” si aggiunge denunciando che “il governo israeliano continua ad insistere sulla negazione dei diritti” del popolo palestinese e si astiene dal dare attuazione alle risoluzioni internazionali, tra cui la 194″ sulla restituzione dei diritti ai rifugiati palestinesi con il loro ritorno “alla loro terra da cui furono espulsi nel 1948“.

Il leader di Fatah Marwan Barghouti, in carcere in Israele con 5 ergastoli e promotore dello sciopero della fame dei detenuti palestinesi in corso dal passato 17 aprile, ha intanto annunciato che la “lotta continuerà fino a che non saranno raggiunte tutte le legittime richieste”. Lo riferisce l’agenzia ufficiale Wafa secondo cui Barghouti ha escluso “ogni possibile negoziazione” ed annunciato “una escalation” dell’iniziativa. Barghouti – che ha fatto riferimento alla “Nakba” – ha chiesto che sia lanciato “una campagna di disobbedienza civile e nazionale” da parte palestinese. Per Barghouti non ci può essere alcun negoziato di pace con Israele se questo non “non mette fine all’occupazione, non fermi gli insediamenti, non si ritiri ai confini del ’67 e non riconosca Gerusalemme capitale dello stato palestinese”.

Nel frattempo in Cisgiordania le elezioni locali si sono concluse con una bassa percentuale di votanti e al-Fatah si è aggiudicato il controllo di quattro città (Hebron, Tulkarem, Gerico e Jenin). Dopo che alcune fazioni politiche (fra cui Hamas, Jihad islamica e Fronte popolare) avevano fatto appello ad un boicottaggio delle elezioni, hanno votato solo il 53,4 per cento degli aventi diritto. Ma questo dato è simile a quello di elezioni passate e secondo la stampa di Ramallah ciò significa che il peso del boicottaggio non è stato quasi avvertito.