Primarie Pd, stravince Renzi: all’ex premier oltre il 70% delle preferenze

Larga vittoria per Matteo Renzi alle primarie del Partito democratico: all’ex premier è andato oltre il 70% delle preferenze. Dietro di lui Orlando, fermo a 20,2%, mentre Emiliano si ferma sul 7,0%. “Un gigantesco grazie a tutti”, il commento di Renzi, il quale ha poi identificato questo risultato come “una responsabilità straordinaria grazie di cuore a questa comunità di donne e uomini che credono nell’Italia. Avanti insieme”.

La giornata

Milione abbondantemente superato, anzi, praticamente raddoppiato. La soglia posta come obiettivo, alla chiusura delle urne, è stata nettamente oltrepassata: alle primarie del Pd, infatti, sono accorsi oltre 1,9 milioni di cittadini per decidere chi fra l’ex premier Matteo Renzi, il ministro Andrea Orlando e il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sarà l’uomo di punta della sinistra dem. Con circa 10 mila gazebo sparsi in tutta la Penisola, l’incognita della vigilia era proprio l’affluenza dei votanti: almeno un milione, speravano dal Pd, a fronte degli oltre 3 che accorsero per le primarie del 2013, quando a vincere fu lo stesso Renzi, contrapposto allora a Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati. Ma, alle ore 12, i votanti erano già 701 mila, alle 17 1.493.751. Un’affluenza elevata, come confermato dallo stesso Matteo Renzi dopo il suo voto, a Pontassieve: “E’ davvero una grande giornata, una grande festa per la democrazia. Saranno davvero tantissime le persone che andranno e che sono già andate a votare. C’è la gioia per il Pd per aver dato questa straordinaria opportunità di decidere, e non lasciarla agli addetti ai lavori”. Qualche polemica a Gela e Nardò, dove il voto è stato sospeso per irregolarità.

La sfida

Urne aperte a tutti, iscritti e non, essendo la tranche elettorale riservata ai soli tesserati conclusa il 3 aprile scorso. Posizioni diverse, come è sempre stato in questa campagna elettorale, per i tre candidati, con Renzi che ha fino all’ultimo premuto sull’importanza delle primarie come “restituzione del potere decisionale ai cittadini”, mentre Orlando spiega come “c’è bisogno di ricostruire un alfabeto della sinistra. È scomparsa la parola uguaglianza”. Ma il ministro della giustizia ne ha avute anche sull’alleanza con Berlusconi, nonostante l’appello a “non parlare male degli altri candidati, ma raccontando quale idea abbiamo per l’Italia di domani”: “Qui non si decide solo quale candidato guiderà il Partito democratico, si decide anche se si ricostruisce il centrosinistra oppure se si decide di fare un’alleanza con Berlusconi. Io credo che occorra ricostruire il centrosinistra”. Netto l’antirenzismo di Michele Emiliano: “Non è detto che Renzi vinca… Si può protestare contro Renzi anche andando a votare e votandogli contro”.

Renzi: “Le primarie restituiscono potere ai cittadini”

Le ultime cartucce, insomma, sono state sparate a conclusione di una campagna non particolarmente entusiasmante dal punto di vista mediatico ma piuttosto importante per capire quanti effettivamente andassero a votare, e avere in tal modo un bilancio più o meno completo sul senso di appartenenza al partito. E, se l’ex premier appare largamente favorito, in Liguria la situazione potrebbe volgersi in favore del ministro Orlando, che qui gode di un buon seguito: l’obiettivo, nella regione dello spezino, è di toccare almeno quota 15 mila votanti. L’accusa principale mossa nei confronti di Renzi, è di non aver dato all’appuntamento la giusta risonanza, al fine di ottenere una facile vittoria. Ma l’ex presidente del Consiglio si difende, rivendicando la capacità del Pd di “discutere, partecipare e votare. Un milione di persone che vanno a votare rappresentano una forza straordinaria, strepitosa – ha detto via Facebook -. Nel mondo è difficile trovare esperienze così belle. Non lasciate la politica a chi non si misura con i voti, ma prova a riportare tutto nelle segrete stanze. Le primarie restituiscono potere ai cittadini. Non agli accordi di potere tra gruppi dirigenti”.