Mons. Galantino: “Sul lavoro nessuno scaricabarile”

“E’ il momento di richiamare tutti alla responsabilità, evitando lo scaricabarile perché in un momento così drammatico o interveniamo insieme senza demonizzarci o rischiamo di perdere l’occasione di dare risposte concrete. C’è una responsabilità del governo ma anche delle imprese“. Lo ha detto il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, presentando il messaggio dei vescovi italiani per il 1. maggio. Un testo che è parte integrante delle linee guida della prossima Settimana sociale dei cattolici, la 48a, che si terrà a Cagliari e che sarà incentrata sul tema del lavoro. Quello che “vogliamo, libero, creativo, partecipativo, solidale”.

Lavoro e dignità

E proprio sulla responsabilità, parlando a margine della conferenza stampa, mons. Galantino ha affermato che “oggi è difficile scegliere tra lavoro, dignità del lavoro, modalità di lavoro e soprattutto c’è bisogno di trovare gente che abbia voglia di investire su questo: non è soltanto il governo” a doversene fare carico. Il segretario dei vescovi, mettendo in guardia dai rischi che la disoccupazione comporta sul piano “della tenuta sociale“, ha sottolineato che il “problema riguarda tutta l’Italia ma al Sud si avverte maggiormente. Ho riletto il messaggio della Cei come uomo del Sud: è una realtà in cui parlare di lavoro è drammatico, perché significa parlare di ciò che manca, manca, manca”. E ha poi sottolineato la “doppia beffa” per coloro che sono rimasti senza lavoro “e ai quali viene accreditato come colpa. Da parroco ho visto uomini messi fuori casa perché non erano in grado di trovare un impiego”. Dietro la disoccupazione “c’è mancanza di dignità e di giustizia. La ‘finanziarizzazione’ della società ha fatto diventare il lavoro solo uno dei tanti modi di guadagnare e fare soldi. Questa logica diabolica rischia di non far avvertire la drammaticità della mancanza di lavoro”.

Il caso Alitalia

Quanto al caso Alitalia, mons. Galantino ha detto che “razionalmente non si capisce” ma che bisogna “capire le motivazioni” del no al referendum. “Spaventa – ha aggiunto – il difetto generale di responsabilità. Sembra in questo momento che ci sia una sorta di obnubilamento generale, una sorta di fatalismo. Inviterei chi sta parlando dei guai di oggi dell’Alitalia a rileggersi quello che fu detto quando si rifiutò l’alleanza con Air France e Klm. Allora qualcuno disse: ‘Attenti perché quello che state facendo in nome dell’italianità è una bella, o brutta, pezza a colori che prima o poi pagheremo’. In quel momento eravamo tutti a difendere l’italianità dell’Alitalia. Non penso che chi non ha risolto i problemi allora possa tirarsi fuori da questa situazione, possa dire ‘io non c’entro’”. Le scelte di allora – ha concluso – hanno “reso molto più complicata la situazione”.

Dalla denuncia alle proposte

Denuncia, prospettive, proposte. Il lavoro sarà dunque al centro della Settimana sociale di Cagliari, in programma dal 26 al 29 ottobre. “Non sarà un convegno – ha precisato mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato organizzatore – Vogliamo che abbia uno stile partecipativo, aperto”. Inutile fare tanti bei discorsi senza una linea concreta: “Abbiamo ben presenti le facce e i drammi delle persone – ha sottolineato mons. Santoro – Io ho 200 curriculum nel mio cassetto di persone che dopo aver girato nei vari uffici vengono a chiedere lavoro al Vescovado. E a Taranto abbiamo anche il problema della fila degli ammalati per l’Ilva”. Mancanza di lavoro, questione ambientale, precarietà degli impieghi, lavoro “povero” perché sfruttato e sottopagato, lavoro femminile penalizzato, distanza con la scuola, formazione e innovazione tecnologica “disumanizzante”. Sono alcuni degli aspetti su cui ci si confronterà a Cagliari. Con obiettivi precisi, come ha spiegato Sergio Gatti, vicepresidente del Comitato: “Stimolare, con determinazione e coraggio, una crescita sul piano culturale, su quello normativo e legislativo e su quello organizzativo”. Non ci si limiterà alla denuncia ma occorrerà arrivare a un “elenco di buone pratiche” e a una “proposta complessiva” in grado di dare risposte.

Migranti e luoghi comuni

Galantino e Santoro hanno risposto anche a una domanda sull’eccesso di attenzione per i migranti rispetto agli italiani. “Non bisogna confondere chi aiuta con chi sfrutta – ha rimarcato il segretario della Cei, riferendosi alle recenti polemiche sulle Ong – Se si hanno i nomi, occorre farli subito altrimenti si fa confusione e chi vuole pescare nel torbido ha l’occasione giusta per farlo. Il fatto che i migranti tolgono lavoro agli italiani è un luogo comune, smentito da tutti gli studi. Eppure su frasi come queste si basano gli speculatori che non sono solo quelli che fanno soldi sulla pelle delle persone come i caporali“. Galantino ha ribadito che un clima “eccessivamente litigioso sta avvelenando l’aria in Italia” con l’uso di “insulti e un linguaggio insopportabile” ma “con la litigiosità ci condanniamo tutti a essere sconfitti”. “Nessuna discriminazione – ha aggiunto mons. Santoro – tra i nostri poveri e i migranti”. E ha fatto un esempio concreto: “A Taranto stiamo per aprire un centro di assistenza per i senza tetto italiani nel palazzo Santacroce, adiacente all’Episcopio, restaurato con i fondi dell’8 per mille, delle parrocchie e delle confraternite. Saranno 40 posti per gli uomini, 20 per le donne, 3 suite per ragazze madri, con docce, barberia, farmacia e quant’altro. E’ un unico cuore che accoglie. E a chi mi ha detto che per i poveri sarebbe bastato riadattare un capannone, ho risposto che anche loro hanno diritto alla bellezza. Serve ordine e attenzione per accogliere i migranti ma anche per chi vive in macchina”.