Egitto, cresce l’entusiasmo tra i cristiani per la visita del Papa

In Egitto cresce l’attesa per il 18.mo viaggio apostolico internazionale di Papa Francesco, in programma il 28 e il 29 aprile. Bergoglio visiterà il Cairo con un programma ricco di incontri. Un viaggio all’insegna del dialogo ecumenico, di carattere pastorale, che ha come fine la promozione della pace. Tra i discorsi più attesi, quello alla Conferenza di pace organizzata dall’Università sunnita di Al Azhar.

Mons. Musarò: “C’è un clima di festa”

Il nunzio in Egitto, mons. Bruno Musarò, ai microfoni della Radio Vaticana, afferma: “C’è veramente un clima di fervida attesa per la visita di Papa Francesco qui, in Egitto. Fervida attesa non soltanto da parte della piccola comunità cattolica, ma anche da parte di tutti gli egiziani, sia ortodossi ma anche musulmani. C’è veramente questo clima: è bello vedere questo entusiasmo. Ce lo trasmette anche la Commissione della Chiesa locale per la preparazione di questo viaggio apostolico. Loro ci trasmettono tutto quello che ricevono: le testimonianze … è veramente bello”.

I gesti di Francesco arrivano al cuore della gente

Il presule spiega i motivi per cui il Papa gode di così tanta popolarità in Egitto: “Ha contribuito senz’altro la stessa personalità di Bergoglio, il suo modo di avvicinarsi alla gente, il suo modo di parlare sempre delle persone bisognose, di compiere dei gesti soprattutto per quelli che sono considerati gli scarti della società, come dice lo stesso Santo Padre. Ogni anno la lavanda dei piedi o a carcerati o a persone disabili… questi sono gesti che veramente arrivano al cuore della gente, a qualunque religione possa appartenere”.

La paura degli attentati

“Ci sono stati questi orribili attentati proprio la Domenica delle Palme – ha aggiunto il monsignore -: alcuni incominciavano a chiedersi se il Papa sarebbe venuto ugualmente in Egitto. Al riguardo devo dire che la notizia che il Papa confermava la sua visita in Egitto ha rallegrato lo stesso governo che ha visto questa decisione con gratitudine nei riguardi del Santo Padre”. Il Paese, negli ultimi anni, a sofferto anche dal punto di vista economico, dovuta soprattutto al calo del turismo: “Questi attentati colpiscono proprio quella che era l’entrata maggiore dal punto di vista economico-finanziario dell’Egitto”. Per molti, la Conferenza internazionale per la pace del Cairo rappresenta veramente una grande opportunità di rilancio dell’Egitto: “Questa è la speranza – conclude il Nunzio -. Anche questa Conferenza per la pace, organizzata da Al Azhar, il Centro dei musulmani sunniti, dà questa speranza: speriamo bene!”

Un Papa atteso anche dai copti

Non sono solo i cattolici ad attende il Papa. Anche mons. Makarios Tewfik, vescovo copto cattolico di Ismayliah, si dice contento per la visita del Pontefice: “Aspettavamo questa visita, perché in passato avevamo già accolto il Papa San Giovanni Paolo II, e quindi i nostri fedeli aspettavano con ansia di ricevere anche il Santo Padre Francesco. Dopo l’invito che gli è stato rivolto dal presidente della Repubblica e poi dal capo della Chiesa copta ortodossa e anche dallo sceicco di Al Azhar, siamo andati anche noi in visita ad limina per invitare il Santo Padre”.

Verso il dialogo tra cristiani e musulmani

Secondo il vescovo, “la conferenza per la pace si rivolge in modo particolare ai nostri fratelli musulmani, quindi la conferenza avrà luogo nella sede di Al Azhar, che è la somma autorità musulmana sunnita. Quindi, con la Chiesa copta ortodossa e con tutti i cristiani, certamente questa visita è anche un nuovo passo verso un’apertura nei riguardi dei nostri fratelli musulmani, oltre ad essere un incoraggiamento alla Chiesa copto-ortodossa che soffre il martirio con tanti eventi, ultimamente. Quindi, è un sostegno fraterno”. Il presule, inoltre, non dimentica la dimensione ecumenica di questo viaggio: “Noi avevamo già stipulato un accordo con la Chiesa copta ortodossa, tanti anni fa (nel 1988) sulla cristologia, sulle due nature in Cristo. Questo è stato un passo storico che ha risolto il problema che era stato all’origine dello scisma dopo il Concilio di Calcedonia”.