Foggia, marcia contro il caporalato a Borgo Mezzanone in memoria di Stefano Fumarulo

Decine di persone hanno partecipato oggi alla marcia nazionale contro la mafia del caporalato. La manifestazione si è tenuta non a caso a Borgo Mezzanone, una frazione di Manfredonia a 15 km da Foggia, dove è presente un ghetto di migranti tra i luoghi simbolo dello sfruttamento della manodopera in agricoltura.

Alla marcia, partita dal centro di Borgo Mezzanone e proseguita fino al cosiddetto ‘ghetto dei bulgari’, la baraccopoli abitata da circa 250-300 braccianti che ora sono impegnati nella raccolta di carciofi e asparagi, ha aderito il segretario generale Spi Cgil Puglia, Gianni Forte. Secondo quanto riferiscono gli organizzatori, alla marcia hanno partecipato anche numerose associazioni tra cui Lega Coop, Amnesty, Emergency, Migrantes, Libera e Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica).

“L’inizio di una nuova fase”

“Nei 40 anni di lotte contro il caporalato che ho vissuto anche da protagonista sindacale – afferma Forte sentito dall’Ansa – siamo sempre rimasti isolati da una società civile che non sembrava disposta a sostenerci. La marcia fa cadere un altro muro e segna l’inizio di una fase nuova”.

“Rafforzato il contrasto al caporalato”

“Una manifestazione coraggiosa – ha commentato sempre all’Ansa il deputato Pd Davide Mattiello – che mi ha ricordato certe azioni non violente di Danilo Dolci. Siamo consapevoli che il contrasto al caporalato, oggi rafforzato dal nuovo articolo 603 bis del codice penale che riconosce finalmente la corresponsabilità di caporale e imprenditore, da solo non basta a liberare il lavoro in agricoltura. Ci sono almeno altri due fronti aperti: la formazione del prezzo del prodotto, nel rapporto tra agricoltori e grande distribuzione e la concorrenza globalizzata che spesso penalizza ingiustamente le imprese italiane”.

Un presidio nazionale contro il caporalato

“La richiesta che noi facciamo oggi – ha concluso il sociologo Leonardo Palmisano, sostenuto dal collega Marco Omizzolo – è di istituire un tavolo regionale per dare vita ad un presidio nazionale contro il caporalato”.

In memoria di Stefano Fumarulo

I manifestanti hanno camminato con una gerbera rossa in mano per ricordare l’impegno di Stefano Fumarulo il dirigente regionale antimafia scomparso improvvisamente a soli 38 anni. Il dirigente era stato trovato senza vita a causa di un infarto nel garage della sua abitazione lo scorso 12 aprile.