Iraq, fonti militari denunciano attacco chimico a Mosul: “Missile a gas dell’Isis”

L’ombra di un nuovo attacco chimico si allunga sul Medio Oriente. Fonti militari dell’Iraq, citate dall’Ansa, hanno infatti riferito di un’esplosione provocata da un ordigno a gas avvenuta nella zona occidentale di Mosul la quale, stando a quanto riportato, sarebbe avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 aprile. La testata sarebbe stata sganciata nella’area ovest dell’ex roccaforte Daesh, recentemente al centro dell’avanzata dalle forze governative irachene nell’ambito dell’offensiva anti-Isis lanciata in collaborazione con gli eserciti alleati, tutt’ora in corso, avviata dopo la liberazione della parte orientale: il missile, caricato con cloro, è stato lanciato nell’area di al-Abar, provocando problemi di respirazione a sette soldati anti-terrorismo dell’esercito iracheno, costretti al ricovero in ospedale.

Ipotesi vendetta

Al momento non ci sarebbero conferme ufficiali di alcun tipo, né da fonti locali né da altre agenzie internazionali. Alcune hanno tuttavia ipotizzato che, alla luce del raid aereo su Mosul ovest della settimana scorsa che ha causato la morte del tagiko Gulmurod Khalimov, ritenuto alla stregua di un “ministro della guerra” dell’Isis, il lancio della testata caricata a gas potrebbe considerarsi come una sorta di atto vendicativo. A riferire il decesso del vice di Al-Baghdadi era stato il quotidiano britannico “The Times”: secondo quanto riportato, su Khalimov era stata messa una taglia di 3 milioni di dollari da parte degli Stati Uniti. Altri ritengono l’ipotetico attacco come una dimostrazione dopo lo sganciamento della bomba Moab da parte degli Usa.

Mosul, l’offensiva continua

Prosegue, nel frattempo, la battaglia strada per strada a Mosul. Un dramma senza fine per i civili rimasti intrappolati nelle zone di conflitto, dove le forze governative avanzano tentando di estirpare gli ultimi drappelli di forze jihadiste rimaste nell’area occidentale della seconda città dell’Iraq. Le voci dal fronte hanno riferito di una popolazione ormai allo stremo, costretta dalla guerra a condizioni di vita al limite dell’impossibile. Nei giorni scorsi, un reportage della testata “Il Fatto quotidiano” aveva riportato la notizia di cittadini costretti a nutrirsi di animali per cercare di sopravvivere. Del resto, negli ultimi mesi la voce delle associazioni umanitarie impegnate nei vicini campi profughi avevano più volte manifestato preoccupazione per le migliaia di civili strette nella morsa degli scontri armati, fra la progressione dell’esercito governativo e le nefandezze dei miliziani rimasti.