Caso Cucchi, rinviata l’udienza preliminare. In aula il 5 maggio

E’ stata rinviata l’udienza preliminare relativa alle richieste di rinvio a giudizio per i cinque carabinieri coinvolti nell’indagine sulla morte di Stefano Cucchi, avvenuta il 22 ottobre del 2009 nell’ospedale “Sandro Pertini”. Il gup del Tribunale di Roma, Cinzia Parasporo, avrebbe dovuto pronunciarsi nella giornata di oggi, 12 aprile, ma l’astensione da parte delle difese (proclamata dall’Unione delle Camere penali) ha costretto alla posticipazione al prossimo 5 maggio quando, con la famiglia del geometra costituita come parte civile e la richiesta di citazione da parte della Penitenziaria di tre ministeri (Difesa, Interno e Giustizia) come responsabili civili, verrà dibattuta la posizione dei cinque carabinieri.

Le udienze

L’udienza del 5 maggio sarà la prima delle tre previste: esattamente un mese dopo, il 5 giugno, interverranno i legali delle parti civili e il pm Giovanni Musarò; il 14 dello stesso mese toccherà alla difesa degli imputati, tre dei quali (già sospesi dal servizio e con stipendio dimezzato) chiamati a rispondere di omicidio preterintenzionale, in riferimento al pestaggio perpetrato ai danni di Cucchi la sera del suo arresto, ritenuta la causa della sua morte. L’accusa nei confronti dei tre è stata lanciata al termine della cosiddetta “inchiesta bis”, dalla quale gli inquirenti hanno determinato come principale motivazione del decesso del giovane geometra le percosse ricevute nella stazione “Roma Appia”, dove era stato trattenuto. Secondo i pm, Cucchi sarebbe stato “spinto e colpito con schiaffi e calci”, nonché fatto “violentemente cadere in terra”.

Le accuse

Sul carabiniere Francesco Tedesco (fra i tre accusati di omicidio) inoltre, assieme al maresciallo Roberto Mandolini (all’epoca comandante della stazione ed esecutore dell’arresto), grava anche l’accusa di falso e calunnia. Il primo dei due reati contestati si riferisce alla redazione del verbale di arresto, nel quale si “attestava falsamente” l’identificazione di Cucchi tramite fotosegnalamento e impronte digitali e l’atteggiamento “non collaborativo” che il trentaduenne avrebbe tenuto. L’accusa di calunnia, invece, emersa dopo l’inchiesta-bis, deriverebbe dalle dichiarazioni da loro rilasciate, sotto giuramento, durante il processo di primo grado contro gli agenti di polizia penitenziaria e i medici che avevano avevano in cura Cucchi (tutti assolti), “affermando il falso” e accusandoli, implicitamente, “pur sapendoli innocenti”.