IL GRIDO DELLE DONNE CROCIFISSE

Torna domani l’appuntamento (ore 19 ponte Settimia Spizzichino, zona Garbatella) con la Via Crucis per le donne crocifisse, promossa dall’Associazione Comunità Papa Giovanni in stretta collaborazione con la Diocesi di Roma, settore Sud e il suo vescovo ausiliare mons. Paolo Lojudice. Un evento contro la tratta e la schiavitù sessuale che si ripete per la terza volta nella Capitale. Perché? Lo abbiamo chiesto a don Aldo Buonaiuto, coordinatore dell’iniziativa:

“Perché purtroppo il problema delle donne vittime della tratta e della prostituzione è un dramma, una piaga sociale che negli ultimi due anni in Italia si è quadruplicato. Se più o meno le stime dei vari enti nazionali parlavano di una presenza tra le 70 e le 100 mila ragazze mercificate sui nostri marciapiedi, oggi pensiamo che tale presenza sia quadruplicata a causa degli sbarchi continui che avvengono lungo le nostre coste. Tutte le istituzioni preposte sanno che una grande percentuale di queste ragazze sono trafficate per sfruttamento sessuale. Abbiamo un vergognoso aumento del mercato di queste ragazzine nigeriane sempre più giovani, portate in Italia e distribuite in tutta Europa”.

Un fenomeno che riguarda anche la rotta orientale?
“Certo, dall’Est Europa abbiamo una percentuale alta di ragazze provenienti prevalentemente dalla Romania, seguita da Moldavia e Ucraina. Purtroppo c’è un ritorno anche delle ragazze albanesi. Se alla fine degli Novanta il fenomeno delle giovani provenienti dall’Albania sembrava essersi ridotto, negli ultimi anni anche questo mercato sta riaffiorando”.

Il suo quindi è un appello ma anche un allarme.
“Esattamente. Un allarme che speriamo che qualcuno possa cogliere, a partire dal mondo politico e da quelle realtà istituzionali che dovrebbero non solo porsi il problema, che è il primo passo, ma anche comprendere che qui stiamo parlando di persone che vengono mercificate, attraverso la tratta, che diventano oggetto di sfruttamento, che vengono vendute e comprate. La cosa più grave è che non sono considerate da nessuno. Sembra quasi che ci debbano essere persone pronte a mettere a disposizione il proprio corpo per soddisfare i bisogni perversi di tanti maschi italiani. E questo penso sia una grande vergogna”.

Concretamente, cosa si può fare?
“Innanzitutto noi sosteniamo da sempre quello che viene definito il modello nordico, il modello Honeyball, dalla legge svedese che si è diffusa nei Paesi nordici e che l’anno scorso è arrivata in Francia. Parliamo di nazioni non certo in odore di Vaticano… eppure hanno messo in atto quello che don Benzi, il fondatore della Comunità Giovanni XXIII, diceva già all’inizio degli anni Novanta, ovvero punire il cliente, disincentivare la domanda. E’ la regola elementare del mercato: una grande offerta c’è ed aumenta se esiste una grande domanda. L’enorme presenza di queste ragazze innocenti che vengono violentate sulle nostre strade è possibile perché c’è la domanda. Disincentivando i clienti possiamo abbattere l’offerta”.

E’ tutto davvero così semplice?
“Non siamo sognatori, non pensiamo che non ci saranno più la prostituzione o i racket ma appoggiamo il modello nordico perché parla alle nuove generazioni, parla ai nostri giovani, elimina il maschilismo ancora imperante nella nostra società per dire che il corpo non può essere oggetto di acquisto. Una relazione non si può acquistare, casomai si deve conquistare, nella libertà. Se noi diciamo ai nostri giovani che è possibile andare a comprare il corpo di una ragazza che magari ha anche dieci anni di meno, magari è minorenne, e che può stare in una vetrina, in un centro dell’eros o dove sia, penso che continueremo a consegnare ai nostri figli il degrado più assoluto”.

E’ anche una questione culturale?
“E’ un cambiamento di mentalità, quello di disincentivare la domanda, è un cambiamento culturale difficile, non dobbiamo negarlo, perché oggi c’è anche un problema valoriale sul tema della sessualità, che viene presentata al pari di atti come allacciarsi le scarpe o lavarsi i denti. E invece parliamo della sacralità della persona, compresa la sacralità del rapporto sessuale che è invece diventato un atto senza alcun valore, tanto che vediamo come i nostri ragazzi si trattano tra di loro, come non danno nessuna importanza al rapporto sessuale. La crisi che c’è sulla persona, sulla sua dignità, sulla sua unicità la vediamo anche dalle aggressioni, dalle violenze, dalle uccisioni per futili motivi che abbiamo visto nelle ultime settimane. Capiamo allora quanto possa interessare una ragazza… Noi le chiamiamo così. Purtroppo vengono chiamate prostitute, mentre per noi sono prostituite. Per una società di indifferenti, di persone senza scrupoli sono invece prostitute che devono stare lì per soddisfare queste voglie”.

Ieri mattina il Papa ha parlato dell’iniziativa al termine dell’udienza generale.
“Sì, lo ha fatto chiedendo ai romani di partecipare, di venire domani alla Garbatella. Il S. Padre è l’unica personalità del mondo che fa sentire la sua voce contro questo dramma dello sfruttamento sessuale, della schiavitù della donna, della tratta degli esseri umani. Per questo a lui va un grande plauso, per il suo levare la voce per tutti gli ultimi della terra e anche per queste donne messe in vendita. Come Comunità Papa Giovanni siamo grati al S. Padre perché dà voce e speranza a queste ragazze che non ne hanno”.

E le altre istituzioni cosa fanno?
“A parole tutti sono concordi sul fatto che il tema della tratta va affrontato, che bisogna intervenire. Purtroppo mancano ancora azioni concrete. Penso che le istituzioni dovrebbero interessarsi a come affrontare questa piaga e iniziare dal chiedersi come liberare le donne schiavizzate dal racket della prostituzione. Non come spostarle, come consolarle, come mandarle via ma quali sono le vie per liberarle. Questa però non viene considerata un’emergenza: non solo non se ne comprende la gravità ma neppure l’urgenza di trovare un rimedio”.

Come si svolgerà l’evento?
“Ci saranno due momenti fondamentali. Il primo con la processione lungo le strade del quartiere, fino alla parrocchia di S. Francesca Romana, con una grande croce di tre metri portata dalle donne della magistratura e delle forze dell’ordine. Il secondo sarà una rievocazione storica in costume che si concluderà con la crocifissione. Sulla croce ci sarà una donna che sulle note del maestro Claudio Capponi rilancerà il grido di Gesù morente ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’. Tra i testimonial dell’iniziativa ricordiamo, tra gli altri, il sostituto della Segreteria di Stato, mons. Becciu, e il ministro degli Esteri Alfano”.

Il senso di questa Via Crucis?
“E’ far parlare il dolore di queste ragazze, anche di quelle che non potranno venire perché sono morte o paralizzate nelle nostre case, sfregiate, torturate e dare voce a queste ragazze anche attraverso la voce di alcune vittime che saranno presenti sia per parlare a nome di quelle che sono state liberate, anche grazie alla grande attività di don Oreste Benzi, sia per dare coraggio a quelle che sono ancora sulla strada: speriamo che possa arrivare questo grido di speranza per dire loro che è possibile lasciare la strada e scappare dal racket, che c’è qualcuno che ti può aiutare, che ti può liberare”.