Udienza Generale, Francesco: “La speranza si radica nella fede”

La nostra speranza non si regge su ragionamenti, previsioni e rassicurazioni umane; e si manifesta là dove non c’è più speranza, dove non c’è più niente in cui sperare”. E’ quanto afferma Papa Francesco nell’Udienza Generale del mercoledì. Proseguendo la sua riflessione sulla speranza cristiana, il Pontefice sviluppa la sua catechesi commentando la lettera di San Paolo ai Romani (cfr. Rm 4, 16-25). L’apostolo delle genti racconta come Abramo si sia fidato della promessa fatta da Dio di avere una discendenza anche “di fronte alla sua morte imminente e alla sterilità della moglie Sara”.

Aprire il cuore alla fede

Alle centinaia di pellegrini che affollano una piazza San Pietro riscaldata da un sole primaverile, Francesco spiega come l’apostolo Paolo evidenzi lo “strettissimo legame” che intercorre tra la “fede e la speranza“. In questa prospettiva, Abramo è il “padre della speranza perchè nella sua vicenda possiamo cogliere un annuncio della risurrezione: era la fine per loro, non potevano avere figli. Non avevano più nulla in cui sperare, ma Abramo credette e ha avuto speranza contro ogni speranza, si è radicato nelle fede e ha avuto la speranza di andare contro ogni speranza“. “Mi piacerebbe – aggiunge il Papa rivolto alla folla – farvi una domanda: siamo convinti di questo? Siamo convinti che Dio ci vuole bene e che tutto quello che ci ha promesso è disposto a portarlo a compimento?”. Qualcuno potrebbe dire: “Ma Padre quanto dobbiamo pagare per avere questa speranza?”. La risposta che abbozza il Santo Padre spiazza tutti: “C’è un solo prezzo: aprire il cuore. La forza di Dio vi insegnerà cosa sia la speranza. Aprite il cuore alla fede e Dio farà il resto”.

Dio mantiene sempre le promesse

Quando Dio promette – aggiunge – porta a compimento quello che promette, mai manca alla sua parola. Noi tutti crediamo. Dopo canteremo il Padre Nostro, poi riceveremo la benedizione… ma questo passa. Se noi oggi abbiamo il cuore aperto vi assicuro che tutti noi avremo la speranza. Non lo premette uno qualunque, quello che lo promette è il Dio della Risurrezione e della Vita”. “La grande speranza – continua – si radica nella fede. Non tanto sulle nostre sicurezze e proprio per questo è capace di andare oltre ogni speranza. Sì, perchè non si fonda sulla nostra parola, ma sulla Parola di Dio”.

Una speranza fondata su una promessa

“In questo senso – osserva Francesco – siamo chiamati a seguire l’esempio di Abramo, il quale, pur di fronte all’evidenza di una realtà che sembra votata alla morte, si fida di Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento: questo è il paradosso e nel contempo l’elemento più forte, più alto della nostra speranza! Una speranza fondata su una promessa che dal punto di vista umano sembra incerta e imprevedibile, ma che non viene meno neppure di fronte alla morte, quando a promettere e’ il Dio della Risurrezione e della vita”. Concludendo la sua catechesi, il Pontefice prega affinché il Signore conceda la grazia “di rimanere fondati non tanto sulle nostre sicurezze o capacità, ma sulla speranza che scaturisce dalla promessa di Dio”.

L’appello per l’Iraq

Al termine dell’Udienza, il pensiero del Papa “va alle popolazioni civili intrappolate nei quartieri occidentali di Mosul e agli sfollati per causa della guerra, ai quali – prosegue – mi sento unito nella sofferenza, attraverso la preghiera e la vicinanza spirituale”. “Nell’esprimere profondo dolore per le vittime del sanguinoso conflitto, rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo ed urgente”, aggiunge il Santo Padre salutando “la delegazione di sovraintendenze irachene composta da rappresentanti di diversi gruppi religiosi”.

L’incontro con la delegazione irachena

La delegazione, accompagnata dal cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, era stata ricevuta privatamente questa mattina dal Pontefice nell’auletta della Sala Nervi. “La ricchezza della cara nazione irachena sta proprio – ha detto ai rappresentanti delle diverse confessioni dell’Iraq – in questo mosaico che rappresenta l’unità nella diversità, la forza nell’unione, la prosperità nell’armonia. Cari fratelli – ha continuato – vi incoraggio ad andare avanti su questa strada e invito a pregare affinchè l’Iraq trovi nella riconciliazione e nell’armonia tra le sue diverse componenti etniche e religiose, la pace, l’unità e la prosperità“.