Perché i giovani credono nel Papa

 

Risuonano ancora le tante voci di ragazzi e ragazze che, sollecitati da un grande uomo, hanno riempito di sane promesse il cielo italiano e speriamo di tutto il mondo. Ancora una volta da uno stadio, luogo di sport e divertimento, Papa Francesco ha parlato a tanta gente, soprattutto ai giovani e alle famiglie, orientando e coinvolgendo molti educatori. Ricordo ancora con forte emozione quando il S. Padre incontrò il 1 giugno 2014 il popolo del Rinnovamento nello Spirito, l’ICCRS e la Catholic Fraternity.

Anche in quella occasione lui si rivolse ai giovani per dare un forte messaggio: “Sarebbe triste che un giovane custodisse la sua gioventù in una cassaforte: così questa gioventù diventa vecchia, nel peggiore senso della parola”. Immagino quanto sacrificio ci sarà voluto per gli organizzatori dell’evento allo stadio Meazza con 80 mila presenze tra cresimandi e cresimati della diocesi di Milano, una porzione di Chiesa giovane in cammino verso un futuro che dovrà saper cogliere le nuove sfide di un tempo forse il più difficile che la nostra storia abbia mai vissuto. Papa Francesco però non si è lasciato sfuggire l’occasione di annunciare ai giovani un messaggio educativo forte e, anche in questa circostanza, usando un linguaggio semplice ma allo stesso tempo intenso e creativo.

Ha voluto calcare un tema ben preciso con i ragazzi. Si è rivolto ai giovani esortandoli alla riflessione su un tema sempre più invasivo, quello del bullismo. L’argomento che tutti i giorni vede tanti insegnanti ed educatori impegnati in corsi di aggiornamento, colloqui con le famiglie, convegni atti a dare soluzioni a questo grave comportamento giovanile presente soprattutto nelle scuole e nei ritrovi frequentati da ragazzi di ogni ceto sociale, viene analizzato da Papa Francesco con estrema naturalità.

Intanto a livello comunicativo dà per scontato che il fenomeno del bullismo ci sia anche tra ragazzi apparentemente “sani”, come dovrebbero essere i giovani che stanno compiendo un cammino di fede e quindi nessuno di loro doveva sentirsi fuori da questa tematica. In questo riflettere insieme, nessuno si poteva sentire escluso da un certo atteggiamento di superiorità e sfida che spesso si adotta verso i compagni considerati inferiori per qualche motivo, a volte non reale, ma indotto da una società che premia i vincenti. “Ragazzi nella vostra scuola, quartiere c’è qualcuno a cui voi fate beffa, che prendete in giro perché ha qualche difetto? E a voi piace farlo vergognare e picchiarlo per questo? Questo si chiama bullismo…”. Poi non interviene con parole di alta pedagogia o ridondanti principi educativi che potrebbero allontanare l’attenzione dei ragazzi, passa direttamente a descrivere il senso del loro essere in quello stadio: “Per il sacramento della santa Cresima fate la promessa al Signore che mai praticherete il bullismo e che mai permetterete che si faccia nella vostra scuola o quartiere? Lo promettete? Mai prendere in giro, farsi beffa di un compagno di scuola, di quartiere. Promettete questo oggi?”. La risposta dello stadio è un forte “Sì”, ma a Papa Francesco non basta, “il Papa non è contento”, replica. Allora la risposta affermativa dei ragazzi diventa un urlo di accoglienza: “Ora avete detto sì al Papa!”. Ma subito dopo lascia che sia lo Spirito Santo a far entrare nel loro cuore l’esperienza di quell’adesione: “In silenzio pensate che cosa brutta è il bullismo, e pensate se siete davvero in grado di prometterlo a Gesù”. Sono certa che in quel momento tante parole, emozioni, vissuti hanno attraversato il cuore, la mente dei tanti ragazzi presenti, tanti ricordi, violenze provocate o subìte saranno state “guarite” da quel sì detto al Signore e reso come un sigillo, come una promessa per tutta la vita.

Come nel 2014 all’Olimpico, anche allo stadio Meazza Papa Francesco ha trasformato un evento di gioia e festa in un trionfo di Grazia. Con solo tre argomenti, spiegati con il linguaggio della semplicità, è arrivato al cuore di ciò che non deve mancare nell’educare i nostri figli: considerare e parlare con i nonni per fare in famiglia memoria e storia; giocare con gli amici e soprattutto con i genitori, perché “La fede si vive in un ambiente di famiglia che promuove la gratuità, il passare il tempo insiemea; frequentare la parrocchia, l’oratorio, luogo dell’incontro, del confronto con la Parola di Dio.

Il carisma di Papa Bergoglio è certamente quello di saper parlare alla gente, soprattutto ai giovani assetati di un modello al quale guardare, perché attraverso la narrazione della sua vita passata e presente risulta ai loro occhi autentico. I giovani lo riconoscono, in questo tempo di smarrimento degli adulti, come una figura importante che sta parlando anche alle nuove generazioni con paterna preoccupazione certo, ma sempre presentando il valore progettuale stesso della vita e, per tanti ragazzi che non conoscono la parola futuro, per rassegnazione o assenza del domani, risulta grandioso.

Certamente la figura di un Papa che parla di gioco, di genitori che devono vivere più tempo con i propri figli, di cotolette alla milanese può sconcertare quella parte di credenti abituati a certe etichette e stili che comunque appartengono alla Chiesa gerarchica e sicuramente mantengono il loro significato e valore. Ma come si può arrivare ai tanti giovani completamente distratti da falsi modelli, considerati accattivanti dagli stessi adulti stanchi e demotivati a riconoscere il senso stesso della vita? Papa Francesco ci riesce e risulta ancora una volta vincitore in autenticità, si dimostra comprendere più di tanti altri i veri punti deboli e di forza dei giovani d’oggi, testimonia con coerenza perfetta il suo credere al Signore perché è lui stesso, per primo, a rendere azione ciò che professa. Sfido altre persone oggi ad essere come lui, pronte a rivoluzionare logiche del mondo e per rimanere in tema, “rimettere la palla” al centro… dell’esistenza. E allora possiamo concludere che allo stadio Meazza, Papa Francesco ha scelto di far scendere in campo e fatto giocare lo stesso Gesù, unico al centro del campo per far sentire a circa 80 mila giovani la gioia di credere in Lui.