Caso Navalny, arriva la condanna Usa: “Un affronto ai valori democratici”

Si alza la tensione tra Russia e Stati Uniti sul caso Navalny, il blogger anti Putin arrestato a Mosca insieme ad altri manifestanti scesi in piazza contro il governo. Da Washington è arrivata la ferma condanna per l’arresto “di centinaia di manifestanti pacifici in Russia”. Per il dipartimento di Stato, che ha affidato al proprio portavoce Mark Toner il compito di scrivere un comunicato sulla vicenda, quando avvenuto a Mosca è “un affronto ai valori democratici fondamentali”.

Preoccupazione

Gli Stati Uniti si sono detti preoccupati per l’arresto di Alexiei Navalny a un anno dalle elezioni presidenziali russe, alle quali il blogger ha annunciato di voler partecipare, e intendono “seguire la situazione”. “I russi, come tutti, meritano di avere un governo che sostiene la libertà di pensiero, la trasparenza e un governo trasparente e responsabile, una uguaglianza di trattamento davanti alla legge e la possibilità di esercitare i loro diritti senza temere rappresaglie”, ha sottolineato il portavoce del Dipartimento di Stato, il cui segretario Rex Tillerson volerà a Mosca a breve, anche per preparare un eventuale incontro tra Putin e Trump.

Folla inferocita

Navalni, fermato durante la manifestazione, è accusato di aver infranto la legge che regola il diritto d’assemblea in Russia. Dopo l’arresto la folla ha seguito il pulmino dov’era stato caricato giù per una stretta viuzza della Tsverskaya e lo ha bloccato al grido di “fascisti, liberatelo!“. La tensione è schizzata alle stelle. Le macchine malamente parcheggiate hanno impedito al bus di procedere e un gruppo di manifestanti ha iniziato a scuotere la camionetta, come per ribaltarla. E’ stato più o meno il momento in cui proprio Navalni è intervenuto – via Twitter – per calmare gli animi: “Oggi protestiamo contro la corruzione, non gli arresti. Continuate a manifestare pacificamente”. Il messaggio ha sortito l’effetto.

Gli arresti

Migliaia di persone – 8 mila per la polizia ma sarebbero molte di più – hanno continuato a marciare sulla Tsverskaya. Le forze dell’ordine sono intervenute comunque e in serata il numero dei fermi è stato fissato dalla stessa polizia intorno a quota “500” nella sola Mosca. Un portavoce ha poi chiarito che la maggior parte dei fermati riceverà solo “sanzioni amministrative”. Lo stesso Navalni, a quanto si apprende, rischia “una multa, lavori socialmente utili o 15 giorni di arresto amministrativo“. Ma si vedrà. La partita, d’altra parte, è squisitamente politica. E’ probabile, infatti, che ci saranno delle ripercussioni.

Le altre città

Oltre a Mosca la gente è scesa in piazza a San Pietroburgo – negli stessi luoghi dove esattamente 100 anni fa si protestava contro Nicola II i manifestanti hanno gridato “abbasso lo zar!” – e in molte altre città del Paese, tra cui Novosibirsk, Barnaul, Tomsk, Krasnoyarsk, Khabarovsk e Vladivostok in quel che è senz’altro la giornata di protesta più consistente dai moti del 2011. Persino in Daghestan, feudo elettorale di Vladimir Putin, gli arresti sembrano essere oltre un centinaio.