Perché la politica ha bisogno dei cattolici

Una politica animata nel suo fondo da autentica ispirazione cristiana è, e non può che essere la naturale aspirazione di ogni fedele laico coerente con i suoi principi ed attento al bene comune.

Immutata la dottrina e l’insegnamento della Chiesa ed il comune sentire del Popolo di Dio sul punto. Per tutti il Decreto Apostolica Actuositatem del Concilio Vaticano II che mi piace qui ricordare: “I Cattolici esperti in politica e come è naturale, saldamente ancorati alla fede ed alla dottrina cristiana, non ricusino le cariche pubbliche, potendo per mezzo di esse, degnamente esercitare e provvedere al bene comune e al tempo stesso aprire la via al Vangelo“. ( Decreto sull’Apostolato dei Laici par. 14)

Aperta invece è oggi la questione della necessità di un partito di cattolici che diano ordine e declinino alla luce dei principi e degli insegnamenti della Dottrina Sociale della Chiesa opportunamente rivisitati, i nuovi scenari politici, economici e sociali che sono prepotentemente balzati alla ribalta nella nostra società post moderna e globale. Questione bruciante questa, perché il mondo cattolico non ha ancora metabolizzato dopo 25 anni, la tanto dolorosa quanto inattesa e disastrosa fine della Democrazia Cristiana, vicenda per la quale una accurata analisi storica ancora manca. Ma brucia e non poco, anche la rassegnazione e la sfiducia che sembra essersi ormai impossessata dei cattolici italiani dopo gli infelici esiti elettorali dei gruppi e movimenti che non si sono arresi ed hanno tentato invano di far tornare un passato il quale però non torna e non può tornare più.

Ed invece, la questione di una nuova presenza di un partito di cattolici c’è ed urge prepotentemente. Caduto il muro e le ideologie che lo hanno sorretto da Yalta in poi, abbiamo assistito impotenti al fallimento del capitalismo finanziario ed ai danni che questo ha provocato impossessandosi del fenomeno della globalizzazione – di per sé positiva per le sorti dell’umanità e comunque non eludibile – e della sua gestione, generando ingiustizie, povertà, diseguaglianze planetarie, migrazioni bibliche anziché creare condizioni di maggiore equilibrio sociale, come ci si attendeva e si auspica.

In Italia il bipolarismo ed il suo fallimento, non hanno corretto gli errori generati dai partiti della Prima Repubblica ed il Paese è scivolato in una crisi economica senza precedenti, appena attutita dal welfare, peraltro voluto e costruito dai cattolici nel secolo scorso. Ed oggi si respira un’aria di incertezza, di vigilia di avvenimenti gravidi di conseguenze imprevedibili. All’orizzonte si profilano le stesse nubi che si intravidero nei mesi precedenti il gennaio del 1968, mentre nelle Università si lottava contro la non dimenticata legge Gui, la 2314. Né mi soffermo sulle degenerazioni sociali che il dilagare della cultura radicale ha provocato e indotto.

Certo è che per i cattolici pensosi ed attenti al bene comune è il momento di scendere nuovamente in campo per essere il perno portante di un progetto di ricomposizione e di nuova unità morale, politica e culturale del Paese. Occorre ricostruire e riunificare l’Italia per la terza volta.

La prima volta l’Italia fu unificata nella sua costituzione materiale da quei cattolici intransigenti che condussero ed introdussero nello Stato Sabaudo, borghese ed elitario i ceti rurali prima ed operai poi; classi emarginate e senza alcuna rappresentanza. Fu la stagione delle cooperative, delle Leghe, delle municipalità. E l’Italia resse dopo Caporetto, contrariamente a quanto accaduto alla Russia zarista.

La seconda volta l’Italia fu riunificata e rilanciata verso il futuro dopo le ferite della sconfitta e della guerra civile, dai cattolici democratici che riuniti attorno alla Democrazia Cristiana seppero garantire al Paese la libertà riconquistata e creare e quindi consolidare la dinamica alleanza tra i ceti borghesi e quelli operai e rurali, in una irripetibile stagione di riforme, libertà e progresso.

Ora al volgere del termine del decennio 2008-2018, quello della grande depressione economica e della destrutturazione sociale, devono essere i cattolici, le loro idee e la loro visione etica e dunque il loro nuovo partito a riprendere l’iniziativa ed a porsi al centro della scena politica. Ma per evitare gli errori e le ingenuità del passato, i vari tentativi di Todi per capirci, occorre fissare preventivamente e con chiarezza i punti ed i principi – gli asserti appunto – su cui operare la ricomposizione e rilanciare l’Italia e l’Europa.

Questo va fatto nel libero e sereno confronto e partendo dal dato reale e presupposto. Il dato per il quale l’unità politica dei cattolici non è un dogma, ma una conquista che dolorosamente e faticosamente va raggiunta a partire dalla divisione e frattura oggi esistente e purtroppo evidente.

Dunque una convergenza tra distinti che senza rinunciare alla propria identità e specificità, accettino punti condivisi e chiari che siano lo spartiacque naturale tra chi sta dentro il progetto e chi sta fuori; un manifesto per una nuova stagione politica.

Desidero tracciare a braccio i primi tre irrinunciabili presupposti che giudico non negoziabili e da porre a fondamento della rinascita dell’Italia lasciando al libero dibattito la precisazione degli altri, che a cascata ed in corollario seguono. Essi sono: una rigorosa linea politica pro life e di difesa della famiglia fondata sul patto di amore tra uomo e donna; un modello economico espansivo, antirecessivo, attento ai ceti deboli e finalizzato a ridurre la forbice sociale che oggi sì grandemente divide i ricchi dai poveri distruggendo i ceti medi; un nuovo modello di Europa realmente solidale e dunque unita ma federale, e perciò fondata e sorretta dalle proprie radici cristiane e non dalla rigidità amministrativa di una burocrazia invasiva, egoista e cieca.

Utopia?! Forse. Ma se è vero che “historia non facit saltus” non è men vero che la storia periodicamente dà i suoi colpi di tosse. E li dà quando uomini coraggiosi ed audaci sanno progettare e poi realizzare l’utopia. Ma questo è proprio un momento storico nel quale servono uomini coraggiosi ed audaci capaci di poter e saper far dare un colpo di tosse alla storia. Io penso che questi uomini non possano oggi essere altri che i cattolici e gli ideali che li sostengono ed animano.