Udienza generale: “L’amore non è una telenovela”, senza Dio “siamo incapaci di amare veramente”

Papa Francesco ha tenuto la consueta udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro, dinanzi a migliaia di fedeli, alcuni dei quali – salutati con particolare calore – provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese. Il Pontefice ha svolto la sua catechesi sul tema “Lieti nella speranza” partendo dal passo del cap. 12 della Lettera di San Paolo ai Romani: “La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità”.

Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

“Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Sappiamo bene che il grande comandamento che ci ha lasciato il Signore Gesù è quello di amare: amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente e amare il prossimo come noi stessi. Siamo chiamati all’amore, alla carità: questa è la nostra vocazione più alta, la nostra vocazione per eccellenza; e ad essa è legata anche la gioia della speranza cristiana.

L’Apostolo Paolo, nel passo della Lettera ai Romani che abbiamo appena ascoltato, ci mette in guardia: c’è il rischio che la nostra carità sia ipocrita, che il nostro amore sia ipocrita. Ci dobbiamo chiedere allora: quando avviene questo? E come possiamo essere sicuri che il nostro amore sia sincero, che la nostra carità sia autentica?”.

E come possiamo essere sicuri – ha aggiunto a braccio il Pontefice – che il nostro amore sia sincero, che la nostra carità sia autentica? Di non far finta di fare carità o che il nostro amore non sia una telenovela? Amore sincero, forte ….

L’ipocrisia può insinuarsi ovunque, anche nel nostro modo di amare. Questo si verifica quando il nostro è un amore interessato, mosso da interessi personali; quando i servizi caritativi in cui sembra che ci prodighiamo sono compiuti per mettere in mostra noi stessi o per sentirci appagati.

Ma, ‘quanto bravo sono’, no? Questa è ipocrisia! – ha aggiunto nuovamente a braccio. O ancora quando miriamo a cose che abbiano ‘visibilità’ per fare sfoggio della nostra intelligenza o delle nostre capacità. Dietro a tutto questo c’è un’idea falsa, ingannevole, vale a dire che, se amiamo, è perché noi siamo buoni; come se la carità fosse una creazione dell’uomo, un prodotto del nostro cuore. La carità, invece, è anzitutto una grazia;

un regalo; poter amare è un dono di Dio, e dobbiamo chiederlo. E Lui lo dà volentieri, se noi lo chiediamo – ha rimarcato il Papa a parole sue.

Non consiste nel far trasparire quello che noi siamo, ma quello che il Signore ci dona e che noi liberamente accogliamo; e non si può esprimere nell’incontro con gli altri se prima non è generata dall’incontro con il volto mite e misericordioso di Gesù.

Paolo ci invita a riconoscere che siamo peccatori, e che anche il nostro modo di amare è segnato dal peccato. Nello stesso tempo, però, si fa portatore di un annuncio nuovo, di speranza: il Signore apre davanti a noi una via di liberazione, di salvezza. È la possibilità di vivere anche noi il grande comandamento dell’amore, di diventare strumenti della carità di Dio. E questo avviene quando ci lasciamo guarire e rinnovare il cuore da Cristo risorto. È Lui che ci permette, pur nella nostra piccolezza e povertà, di sperimentare la compassione del Padre e di celebrare le meraviglie del suo amore. E si capisce allora che tutto quello che possiamo vivere e fare per i fratelli non è altro che la risposta a quello che Dio ha fatto e continua a fare per noi. Anzi, è Dio stesso che, prendendo dimora nel nostro cuore e nella nostra vita, continua a farsi vicino e a servire tutti coloro che incontriamo ogni giorno sul nostro cammino, a cominciare dagli ultimi e dai più bisognosi nei quali Lui per primo si riconosce.

L’Apostolo Paolo, allora, con queste parole non vuole tanto rimproverarci, quanto piuttosto incoraggiarci e ravvivare in noi la speranza. Tutti infatti facciamo l’esperienza di non vivere in pieno o come dovremmo il comandamento dell’amore. Ma anche questa è una grazia, perché ci fa comprendere che da noi stessi non siamo capaci di amare veramente: abbiamo bisogno che il Signore rinnovi continuamente questo dono nel nostro cuore, attraverso l’esperienza della sua infinita misericordia. E allora sì che torneremo ad apprezzare le cose piccole, semplici, ordinarie; e saremo capaci di amare gli altri come li ama Dio, volendo il loro bene, cioè che siano santi, amici di Dio; e saremo contenti per la possibilità di farci vicini a chi è povero e umile, come Gesù fa con ciascuno di noi quando siamo lontani da Lui, di piegarci ai piedi dei fratelli, come Lui, Buon Samaritano, fa con ciascuno di noi, con la sua compassione e il suo perdono.

Cari fratelli, questo che l’Apostolo Paolo ci ha ricordato è il segreto per essere ‘lieti nella speranza’, perché sappiamo che in ogni circostanza, anche la più avversa, e anche attraverso i nostri stessi fallimenti, l’amore di Dio non viene meno. E allora, con il cuore visitato e abitato dalla sua grazia e dalla sua fedeltà, viviamo nella gioiosa speranza di ricambiare nei fratelli, per quel poco che possiamo, il tanto che riceviamo ogni giorno da Lui”.

Saluti nelle diverse lingue straniere

[In francese] Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare l’associazione Percorsi di Umanità con Mons. Jean-Luc Brunin, Vescovo di Le Havre. Siate pieni di speranza nel nostro cammino di Quaresima, certi che, anche attraverso i nostri fallimenti, l’amore di Dio è più forte e ci dona l’occasione di rinnovare il nostro cuore per essere al suo servizio e al servizio dei nostri fratelli. Dio vi benedica!

[In inglese] Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Svezia, Canada e Stati Uniti d’America. Rivolgo un saluto particolare ai numerosi gruppi di giovani studenti qui presenti. Con fervidi auguri che questa Quaresima sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e la pace del Signore Gesù. Dio vi benedica!

[In tedesco] Con affetto saluto i pellegrini provenienti dai paesi di lingua tedesca, nonché dai Paesi Bassi. Un benvenuto particolare al gruppo del Cäcilienverband della Diocesi di Rottemburgo-Stoccarda, accompagnato da Mons. Johannes Kreidler. Plasmati dalla grazia del Signore e ricolmi di speranza divina, possiamo ricambiare nei fratelli l’amore che Dio ci dona ogni giorno. Buon soggiorno a Roma e buona quaresima.

[In portoghese] Saluto cordialmente i pellegrini di lingua portoghese, in particolare il gruppo dell’Amadora e i cittadini della «freguesia lisboeta de Santo António» guidati dal Sindaco. Il Signore vi benedica e ricolmi di gioia, e lo Spirito Santo illumini le decisioni della vostra vita, per adempiere fedelmente il volere del Padre celeste. Su tutti voi e sulle vostre famiglie e comunità, vegli la Vergine Madre di Dio e della Chiesa.

[In arabo] Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua ‎araba, ‎in ‎‎‎particolare a quelli ‎provenienti dalla Siria, dal Libano e dal Medio Oriente. Più grave dell’odio è ‎l’amore vissuto con ipocrisia; è egoismo mascherato e travestito da amore. ‎L’amore vero, invece, come ci insegna San Paolo, “è paziente, è benevolo; l’amore ‎non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo ‎sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il ‎male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ‎ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa”. ‎‏Il ‎Signore ‎vi ‎benedica ‎tutti e vi protegga ‎dal ‎maligno!‎‎‎‎‎

[In polacco] Saluto i pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, il tempo della Quaresima è particolarmente opportuno per aprire i cuori alla grazia della misericordia di Dio e sperimentare il Suo amore. Con la speranza che nasce da quest’esperienza andiamo verso i fratelli, soprattutto quelli che hanno bisogno dell’amore e del sostegno concreto, affinché la nostra testimonianza li aiuti a diventare amici di Dio che perdona. La Sua Benedizione vi accompagni sempre.

Saluti in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i partecipanti al Convegno promosso dal Movimento dei Focolari in occasione del cinquantesimo anniversario di fondazione e li esorto a testimoniare la bellezza delle famiglie nuove, guidate dalla pace e dall’amore di Cristo.

Saluto l’Arciconfraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini di Napoli, accompagnati dal Cardinale Crescenzio Sepe; i membri dell’Associazione culturale cristiana italo-ucraina; l’orchestra giovanile di Laureana di Borrello; il coro dell’Unione cattolica artisti di Benevento e i membri del Gruppo Granarolo. Auguro a ciascuno che questo incontro ravvivi la comunione con il ministero universale del Successore di Pietro.

Un pensiero speciale rivolgo ai lavoratori di “Sky Italia”, ed auspico che la loro situazione lavorativa possa trovare una rapida soluzione, nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle famiglie. Il lavoro ci dà dignità e i responsabili dei popoli, i dirigenti hanno l’obbligo di fare di tutto perché ogni uomo e ogni donna possa lavorare e così avere la fronte alta e guardare in faccia gli altri con dignità. Chi per manovre economiche, per fare negoziati non del tutto chiari chiude fabbriche, chiude imprese e toglie lavoro agli uomini, questa persona fa un peccato gravissimo.

Un saluto infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Il tempo liturgico della Quaresima favorisca il riavvicinamento a Dio: digiunate dalle cattive abitudini, cari giovani, per acquisire maggiore padronanza su voi stessi; la preghiera sia per voi, cari ammalati, il mezzo per sentire Dio vicino particolarmente nella sofferenza; l’esercizio delle opere di misericordia aiuti voi, cari sposi novelli, a vivere la vostra esistenza coniugale aprendola alle necessità dei fratelli.