La Brexit è legge, la Scozia pensa alla secessione

La Brexit è legge. Infatti, nella tarda serata di lunedì, il parlamento britannico ha dato il via libera al provvedimento che permetterà al governo di Theresa May di attivare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, avviando così l’iter di divorzio di Londra dall’Unione Europea. L’ultimo scoglio è stato il passaggio alla Camera Alta, che ha rinunciato ai due emendamenti inseriti dagli stessi Lord contro il parere del governo e poi respinti dai comuni. In sostanza, la premier May è riuscita  – dopo un mese di ping pong tra Camera Bassa e Alta – a portare a casa un testo di legge gradito dall’esecutivo.

Il Withdrawal Bill

La legge era stata appena ripristinata dai deputati nel testo originale voluto dall’esecutivo, dopo l’abrogazione di due emendamenti inseriti dalla Camera alta. Il primo emendamento bocciato, che risale al primo marzo, chiedeva delle garanzie sui diritti dei cittadini europei e dei loro familiari residenti in territorio britannico anche dopo l’addio alla Ue; il secondo invece, la cui approvazione da parte dei Lord risale al 7 marzo, prevedeva di dare al Parlamento il potere di porre il veto al futuro accordo sulla Brexit dopo i negoziati. Il Withdrawal Bill aveva ricevuto il primo via libera dalla Camera dei Comuni lo scorso 8 febbraio senza modifiche, con 494 voti a favore e 122 contrari; nel passaggio alla Camera alta, però, erano state aggiunte le due proposte di modifica.

Manca solo il Royal Assent

Ora, al governo May manca solo il Royal Assent, ossia il consenso finale da parte della Regina Elisabetta. Dopodiché, ogni momento sarà quello giusto per il governo May per far scattare i negoziati, notificando all’Unione Europea l’articolo 50 del trattato di Lisbona. Le previsioni sono per l’ultima settimana di marzo, in tempo per la scadenza indicata con largo anticipo dalla premier.

Bruxelles: “Siamo pronti alla Brexit”

“Siamo pronti” per lo scattare dell’articolo 50. E’ quanto ha assicurato il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas, che ha assicurato che le prossime tappe procedurali sono state già definite: in un primo momento verranno adottate delle “linee guida politiche” da parte del Consiglio europeo, in un vertice ad hoc che verrà convocato dal presidente Donald Tusk. In seguito la Commissione Ue presenterà “immediatamente” una raccomandazione per aprire i negoziati con Londra, che a sua volta dovranno approvare i 27. Una volta ottenuto il mandato dal Consiglio, il caponegoziatore della Commissione Ue Michel Barnier potrà dare l’avvio vero e proprio ai negoziati.

Nicola Sturgeon chiede referendum per uscita da Uk

E mentre a Londra, oramai, manca solo il consenso della regina, la leader scozzese Nicola Sturgeon ha annunciato l’avvio – la prossima settimana – dell’iter nel Parlamento locale per arrivare ad un referendum bis sull’indipendenza della Scozia. La first minister ha indicato una finestra utile, fra l’autunno del 2018 e la primavera del 2019, durante la quale si potrebbe tenere il nuovo referendum. L’iter prevede che la leader scozzese chieda all’assemblea di Edimburgo di rivolgersi al Parlamento di Westminster (al quale spetta l’ultima parola) e quindi domandare il permesso per una nuova consultazione popolare, dopo quella del 2014 vinta dagli unionisti, in quanto “sono mutate le circostanze” rispetto ad allora con la Brexit. Sturgeon nel suo intervento ha sottolineato che la decisione è inevitabile a fronte del “muro di intransigenza” che il governo di Londra ha eretto contro le istanze presentate da Edimburgo che aveva proposto una serie di soluzioni per mantenere la Scozia all’interno del mercato unico europeo. “Non è stato possibile fare altro mentre si prospetta una hard Brexit”, ha sottolineato il primo ministro, aggiungendo che la Scozia deve “scegliere per il suo futuro” prima che sia troppo tardi.