Femministe “simulano” l’aborto di Maria, choc in Argentina

Molte volte i cattolici che difendono le loro idee vengono accusati di essere integralisti e retrogradi, e molto spesso vengono messi a tacere. Ai cosiddetti “progressisti”, invece, viene permesso di tutto e le offese, spesso pesantissime, restano impunite. Nei giorni scorsi abbiamo dato notizia del carnevale blasfemo che si è svolto a Las Palmas, nelle Canarie. Stavolta le offese, dirette alla Vergine Maria, vengono “quasi dalla fine del mondo”, dall’Argentina di Papa Francesco. Dove la “Giornata della donna“, l’8 marzo, è stata l’occasione per gruppi anticlericali di attaccare la Chiesa: a Buenos Aires c’è stato un tentativo di assalto alla Cattedrale da parte di esponenti radicali e Lgbt, con lancio di oggetti e l’aggressione di un giovane con la bandiera del Vaticano. Ma l’episodio più esecrabile si è verificato davanti alla Cattedrale di Tucuman dove un gruppo di femministe ha inscenato l’aborto della Madonna, con abbondante profusione di vernice rossa a simulare il sangue. A indossare i panni di Maria in questa triste, oscena e blasfema parodia è stata una giovane identificata in Marina Veronica Breslin, psicologa che lavora per la Direzione dell’infanzia, adolescenza e famiglia della città argentina.

L’episodio ha scatenato numerose reazioni, con la creazione di un gruppo su Facebook che intende denunciare la giovane. E’ stata annunciata un’iniziativa di protesta all’Inadi, l’Istituto nazionale contro la discriminazione, la xenofobia e il razzismo, per le offese recate alla religione. Grande l’amarezza dell’arcivescovo di Tucuman, mons. Alfredo Zecca: “Ripudiamo con profonda tristezza i deplorevoli avvenimenti avvenuti davanti alla Cattedrale – ha scritto in un comunicato – che offendono profondamente la persona e l’immagine della SS. Vergine Maria Madre di Dio come pure la fede dei cattolici di Tucuman. Questo – sottolinea il prelato – contraddice profondamente una celebrazione che dovrebbe rendere onore alla dignità della donna, tante volte umiliata, colpita e assassinata. Questi fatti sono offensivi non solo per tutti i credenti ma anche per la dignità della donna“. L’arcivescovo ha invitato l’intera comunità a una marcia per la vita e la famiglia il prossimo 25 marzo, festa dell’Annunciazione, “per celebrare insieme l’Eucarestia e compiere un atto di riparazione al Dolce Nome di Maria e di Suo Figlio nostro Redentore”.

E grande eco ha avuto anche la lettera aperta scritta alla Breslin da un sacerdote, Leonardo Bonnin, che parla di una “miscela di indignazione e tristezza” per l’attacco alla madre “mia, nostra, la Madre del popolo argentino”, per un “insulto blasfemo che ha superato ogni limite”. Una blasfemia “con tutti gli inconfondibili segni del diabolico, per la sua malizia, la perversità e, soprattutto, per l’odio a Maria. E paradossalmente, questa donna che hai preso in giro è, in quanto donna e madre, la più splendida e sicura rivendicazione della femminilità”. Il sacerdote nella sua lettera afferma che “quello che hai commesso è non solo un peccato ma un delitto” e per questo “esigiamo dalle autorità una sanzione esemplare“. Una richiesta che su Facebook ha già raggiunto le 60.000 adesioni. Il sacerdote conclude la sua lettera con l’invito a pentirsi, proprio grazie al quel sangue “che hai rappresentato con ironico disprezzo” in un aborto simulato e che invece “è la tua speranza, la nostra speranza”.

Chissà se la ragazza e le sue compagne saranno toccate da quelle parole. Ma intanto restano le offese. E allora è giusto alzare la voce per fermare quest’ondata di odio contro Dio e la religione, per esigere il rispetto che gli intolleranti, quelli veri, pretendono per se ma non concedono a chi la pensa in maniera diversa, a chi può essere oggetto di dileggio e offese in nome di una presunta satira che non risparmia niente e nessuno ma gode di un’impunità garantita.