Siria, l’esercito di Assad riconquista Palmira: è la seconda volta in due anni

L’esercito siriano ha confermato di avere strappato (di nuovo) Palmira all’Isis. Chiamata anche la Sposa del Deserto, vi è situato uno dei principali siti archeologici del Medio Oriente di epoca romana, patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

In un comunicato diffuso dall’agenzia governativa Sana, le forze armate affermano di avere ripreso il controllo della città con l’aiuto di “forze alleate e amiche”, nello specifico i miliziani sciiti libanesi di Hezbollah.

Negli ultimi due anni, Palmira è più volte “passata di mano”: conquistata una prima volta nel maggio del 2015 dallo Stato islamico, che distrusse reperti archeologici di infinito valore, era stata ripresa nel marzo del 2016 dalle truppe siriane. Nel dicembre scorso era stata nuovamente occupata dai jihadisti praticamente senza alcuna resistenza. Ora, dopo quasi tre mesi, è nuovamente conquistata dai governativi, si spera in maniera definitiva.

Intanto Al Qaida conferma: Abu al-Khayr al Masri, genero di Osama bin Laden e uno dei capi qaedisti più ricercati al mondo, è stato ucciso sempre in Siria – nel nord del Paese – durante un raid di un “drone Usa”.

La notizia era trapelata ufficiosamente nei giorni scorsi dopo che il Pentagono aveva confermato che, nel raid, erano rimasti uccisi 11 jihadisti, senza però specificarne inizialmente le identità. La prima conferma della morte del numero due di al Qaida l’ha data il sito di monitoraggio del web islamico Site, in cui si parlava di una “azione dei crociati” nella provincia di Idlib, che aveva colpito un veicolo sul quale viaggiava l’egiziano Abdullah Mohammed Abdulrahman (detto al Masri). L’uomo era considerato dalle intelligence occidentali il leader del gruppo terrorista in Siria.