A scuola di comunità: a Livorno aperta la prima classe “Senza Zaino”

Una scuola improntata sull’accoglienza e non solo sullo studio di materie “astratte”. E’ quanto realizzato nella scuola primaria Montenero del VII Circolo Carducci di Livorno che, venerdì scorso, ha inaugurato la prima classe “Senza Zaino”. Ispirata al progetto ideato da Marco Orsi, Senza Zaino è una scuola dove ambienti, arredi e programmi sono a misura di studenti, con pratiche e metodologie innovative ispirate ai valori della comunità, della responsabilità e dell’ospitalità.

Al taglio del nastro, erano presenti l’assessore all’istruzione, formazione e lavoro Cristina Grieco, la vice sindaca e assessora all’istruzione del Comune di Livorno Stella Sorgente, la dirigente dell’VIII Ufficio scolastico provinciale di Livorno Anna Pezzati, Letizia Vai, responsabile della Conferenza zonale per l’Istruzione del Comune di Livorno, Marco Orsi, ideatore del modello “A scuola senza zaino”, Daniela Pampaloni, responsabile nazionale della rete Senza Zaino, Iselda Barghini, referente per Livorno e provincia, Francesco Batini, presidente del Consiglio di circolo, e la presidente del Comitato dei genitori Giuseppina Munafò .

“Togliere lo zaino è un gesto reale, infatti gli studenti delle scuole sono dotati di una cartellina leggera per i compiti a casa, mentre le aule e i vari ambienti vengono arredati con mobilio funzionale e dotati di una grande varietà di strumenti didattici sia tattili che digitali”, spiega l’ideatore. “In effetti lo zaino comunica un senso di precarietà e di inadeguatezza, non a caso è stato inventato – come si può facilmente leggere in un qualsiasi vocabolario – per gli alpinisti e per i soldati con il chiaro scopo di affrontare luoghi inospitali”.

Ma togliere lo zaino ha anche un significato simbolico: “Si tratta di realizzare – si legge nel sito di presentazione del progetto – una scuola diversa da quella tradizionale che è normalmente impostata sull’insegnamento trasmissivo e standardizzato impartito nei tipici ambienti definiti cells & bells (celle e campanelle), unidimensionali, dove aule spoglie sono ammobiliate con le consuete file di banchi posti di fronte ad una cattedra, cui fanno da riscontro disadorni atri e vuoti spazi connettivi”.

Rendere le scuole ospitali è, dunque, un impegno di cambiamento. E tuttavia l’ospitalità implica non solo costruire ambienti belli ed amichevoli, ma anche accogliere le diversità, far sì che ciascuno diventi responsabile per i propri e gli altrui talenti, originalità, bisogni e in generale per il precorso di crescita e di apprendimento. La responsabilità e l’ospitalità, infine, si aprono alla costruzione della scuola come comunità, luogo di condivisione, di cooperazione e co-costruzione del sapere”.