Migranti, Bergoglio: “Accogliere, proteggere, promuovere, integrare”

Sviluppo e integrazione. Su questo binomio si è sviluppato il Forum organizzato da Dicastero sullo Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede, Scalabrini International Migration Network e Fondazione Konrad Adenauer su “Migrazioni e pace” che si è svolge a Roma e i cui partecipanti sono stati ricevuti dal Papa. Un Forum che, come ha spiegato nel suo saluto al Papa mons. Silvano Maria Tomasi, del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, convoca ogni due anni diversi attori sociali e politici alla ricerca di nuove strade per umanizzare il fenomeno migratorio e ridurre le sofferenze dei migranti. “In effetti, non è possibile leggere le attuali sfide dei movimenti migratori contemporanei e della costruzione della pace senza includere il binomio “sviluppo e integrazione” – ha detto il Papa nel suo discorso – A tal fine ho voluto istituire il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, all’interno del quale una Sezione si occupa specificamente di quanto concerne i migranti, i rifugiati e le vittime della tratta”.

“L’inizio di questo terzo millennio – ha ricordato il S. Padre – è fortemente caratterizzato da movimenti migratori che, in termini di origine, transito e destinazione, interessano praticamente ogni parte della terra. Purtroppo, in gran parte dei casi, si tratta di spostamenti forzati, causati da conflitti, disastri naturali, persecuzioni, cambiamenti climatici, violenze, povertà estrema e condizioni di vita indegne. Davanti a questo complesso scenario, sento di dover esprimere una particolare preoccupazione per la natura forzosa di molti flussi migratori contemporanei, che aumenta le sfide poste alla comunità politica, alla società civile e alla Chiesa e chiede di rispondere ancor più urgentemente a tali sfide in modo coordinato ed efficace”. Il Papa ha sviluppato la sua riflessione su quattro aspetti: accogliere, proteggere, promuovere, integrare

Accogliere: la via dei canali umanitari

“C’è un’indole del rifiuto che ci accomuna, che induce a non guardare al prossimo come ad un fratello da accogliere”. Di fronte a questa indole del rifiuto, radicata in ultima analisi nell’egoismo e amplificata da demagogie populistiche, urge un cambio di atteggiamento, per superare l’indifferenza e anteporre ai timori un generoso atteggiamento di accoglienza verso coloro che bussano alle nostre porte. Per quanti fuggono da guerre e persecuzioni terribili, spesso intrappolati nelle spire di organizzazioni criminali senza scrupoli, occorre aprire canali umanitari accessibili e sicuri. Un’accoglienza responsabile e dignitosa di questi nostri fratelli e sorelle comincia dalla loro prima sistemazione in spazi adeguati e decorosi. I grandi assembramenti di richiedenti asilo e rifugiati non hanno dato risultati positivi, generando piuttosto nuove situazioni di vulnerabilità e di disagio. I programmi di accoglienza diffusa, già avviati in diverse località, sembrano invece facilitare l’incontro personale, permettere una migliore qualità dei servizi e offrire maggiori garanzie di successo.

Proteggere: difesa dei diritti

“Il mio predecessore, Papa Benedetto, ha evidenziato che l’esperienza migratoria rende spesso le persone più vulnerabili allo sfruttamento, all’abuso e alla violenza. Parliamo di milioni di lavoratori e lavoratrici migranti – e tra questi particolarmente quelli in situazione irregolare –, di profughi e richiedenti asilo, di vittime della tratta. La difesa dei loro diritti inalienabili, la garanzia delle libertà fondamentali e il rispetto della loro dignità sono compiti da cui nessuno si può esimere. Proteggere questi fratelli e sorelle è un imperativo morale da tradurre adottando strumenti giuridici, internazionali e nazionali, chiari e pertinenti; compiendo scelte politiche giuste e lungimiranti (…) attuando programmi tempestivi e umanizzanti nella lotta contro i “trafficanti di carne umana” che lucrano sulle sventure altrui; coordinando gli sforzi di tutti gli attori, tra i quali, potete starne certi, ci sarà sempre la Chiesa”.

Promuovere: il diritto a non dover emigrare

“Proteggere non basta, occorre promuovere lo sviluppo umano integrale di migranti, profughi e rifugiati. Lo sviluppo, secondo la dottrina sociale della Chiesa, è un diritto innegabile di ogni essere umano. Come tale, deve essere garantito assicurandone le condizioni necessarie per l’esercizio, tanto nella sfera individuale quanto in quella sociale, dando a tutti un equo accesso ai beni fondamentali e offrendo possibilità di scelta e di crescita. Anche in questo è necessaria un’azione coordinata e previdente di tutte le forze in gioco. La promozione umana dei migranti e delle loro famiglie – ha sottolineato il Papa – comincia dalle comunità di origine, là dove deve essere garantito, assieme al diritto di poter emigrare, anche il diritto di non dover emigrare, ossia il diritto di trovare in patria condizioni che permettano una dignitosa realizzazione dell’esistenza”.

Integrare: scambio di culture

L’integrazione, che non è né assimilazione né incorporazione, è un processo bidirezionale, che si fonda essenzialmente sul mutuo riconoscimento della ricchezza culturale dell’altro: non è appiattimento di una cultura sull’altra, e nemmeno isolamento reciproco, con il rischio di nefaste quanto pericolose “ghettizzazioni”. Per quanto concerne chi arriva ed è tenuto a non chiudersi alla cultura e alle tradizioni del Paese ospitante, rispettandone anzitutto le leggi, non va assolutamente trascurata la dimensione familiare del processo di integrazione: per questo mi sento di dover ribadire la necessità, più volte evidenziata dal Magistero, di politiche atte a favorire e privilegiare i ricongiungimenti familiari. Per quanto riguarda le popolazioni autoctone, esse vanno aiutate, sensibilizzandole adeguatamente. Per questo occorrono anche programmi specifici, che favoriscano l’incontro significativo con l’altro. Per la comunità cristiana, poi, l’integrazione pacifica di persone di varie culture è, in qualche modo, anche un riflesso della sua cattolicità“.

“Credo che coniugare questi quattro verbi, in prima persona singolare e in prima persona plurale, rappresenti oggi un dovere- ha aggiunto il Pontefice – un dovere nei confronti di fratelli e sorelle che, per ragioni diverse, sono forzati a lasciare il proprio luogo di origine: un dovere di giustizia, di civiltà e di solidarietà“. Il Papa ha concluso il suo discorso richiamando “l’attenzione su un gruppo particolarmente vulnerabile tra i migranti, profughi e rifugiati che siamo chiamati ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Mi riferisco ai bambini e agli adolescenti che sono forzati a vivere lontani dalla loro terra d’origine e separati dagli affetti familiari”.

Un sinodo sui migranti

Mons. Tomasi nel suo intervento ha chiesto al Papa “Un’esortazione apostolica, o magari un Sinodo, sui migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo”. Tomasi ha espresso l’auspicio che l’esortazione o il Sinodo “possa diventare un messaggio efficace” per l’Assemblea dell’Onu prevista nel 2018 su questo tema, e l’occasione “per una solidarietà sempre più concreta verso i nostri fratelli e sorelle che sono vittime delle migrazioni forzate”. “Con la sua azione e la sua persona – ha detto Tomasi rivolgendosi a Papa Francesco – lei ha indicato un cammino per la comunità internazionale”, oltre che per la Chiesa, nella direzione di “una governance più rispettosa di ogni persona, per sensibilizzare la cultura pubblica a prevenire lo sradicamento forzato di tante persone dal loro contesto umano”.

Sbarchi nel 2016 e 2017

Si avvicinano già a quota diecimila gli sbarchi di migranti sulle coste italiane nel 2017: ben 2.500 sono arrivati negli ultimi due giorni. Alcune centinaia, soccorsi in mare, toccheranno terra nelle prossime ore e non sono conteggiati nel totale indicato dal Viminale ad oggi: 9.359 arrivi, il 50% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (6.030).
Gli stranieri provengono in grande maggioranza dall’Africa: Guinea, Costa d’Avorio, Nigeria, Senegal, Gambia e Marocco le nazionalità più rappresentate. Il 2016 è stato un anno record per il numero di migranti arrivati in Europa attraverso la rotta centro mediterranea, che coinvolge l’Italia e in misura minore Malta, e per il numero di coloro che hanno trovato la morte in mare durante il viaggio della speranza. Il primo dato è fornito dall’agenzia europea Frontex: il totale è di 181 mila, con un incremento di circa il 20% rispetto all’anno precedente. L’altro viene dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati ed è aggiornato al 2 dicembre scorso: le vittime sono state 3.470 contro le 2.771 di tutto il 2015 e il rapporto tra morti e sbarchi è triplicato passando da uno ogni 269 a uno ogni 88.