Possibili dimissioni di Juncker, Bruxelles smentisce: “Resta per combattere”

Jean-Claude Juncker non molla, anzi rilancia. “E’ qui per restare per combattere tutte le crisi che l’Europa sta affrontando, dalla Grexit alla Brexit, alla migrazione. Motivato come il primo giorno”. Così il portavoce della Commissione europea ha smentito all’Ansa le voci sulle possibili dimissioni del numero uno dell’esecutivo Ue. “Il fatto di aver annunciato nel 2014 che farà solo un mandato – spiegano dalla Commissione Ue – permette a Juncker di avere un approccio ambizioso e indipendente, in particolare perché si parla del futuro dell’Europa“.

Il progetto

A dare spazio alle indiscrezioni è stata “La Repubblica”, descrivendo uno Juncker contrariato dalla scarsa ambizione dei governi dell’Unione. La partita, prosegue il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, si giocherà a marzo quando l’Europa sarà chiamata a scelte importanti. L’8 marzo la Commissione dovrebbe pubblicare il suo Libro Bianco, cioè il progetto di rilancio dell’integrazione europea post Brexit, il contributo di Bruxelles in occasione del sessantesimo anniversario del Trattato di Roma. A quest’opera Juncker ha lavorato alacremente, nel tentativo di indicare la strada verso l’integrazione politica e sociale (non solo economica) degli Stati membri.

Mal di pancia

A scoraggiare il presidente della Commissione, però, sarebbero state le richieste, giunte da alcune Cancellerie, di tenere il White book nel cassetto. A farsi portavoce di queste istanze sarebbero stati, in particolare, il premier olandese Mark Rutte e la cancelleria tedesca Angela Merkel. Il primo è alle prese con la campagna elettorale in vista delle prossime politiche e teme che una svolta europeista da parte di Bruxelles possa portare acqua al mulino degli euroscettici guidati da Geert Wilders. La seconda non vuole accendere dibattiti interni sull’Europa prima del voto di settembre, né dividere i Ventisette minando la sua leadership continentale. Juncker in questa battaglia avrebbe, dunque, pochi alleati, tra cui il premier italiano Paolo Gentiloni.

In pole

Repubblica indica anche il più papabile successore dell’ex premier del Lussemburgo: l’ex capo del governo finlandese Katainen, gradito a Berlino. Sarebbe un presidente meno politico e combattivo con i governi e più propenso ad attuare rigidamente le regole comunitarie e dell’eurozona, proprio come vuole la Germania.