UN INFERNO CHIAMATO DROGA

Cannabis, cocaina, stimolanti e allucinogeni. Questa la classifica delle preferenze, in fatto di droghe, degli studenti italiani, riportata nella “Relazione sullo stato delle tossicodipendenze in Italia“, relativa al 2015 e al primo semestre del 2016, depositata lo scorso dicembre in Parlamento ma pubblicata solo a gennaio 2017. Il tutto mentre alle Camere è fermo il ddl sulla legalizzazione delle cosiddette “droghe leggere”, di cui, complice la tragedia di Lavagna, si è tornato a parlare negli ultimi giorni.

I dati

Il quadro è preoccupante: il 34% degli scolari tra i 15 e i 19 anni ha ammesso di aver consumato stupefacenti almeno una volta nella vita e il 27% ha detto di averlo fatto nell’anno antecedente allo svolgimento della rilevazione. L’85% è monoconsumatore (cioè ha fatto uso di un solo psicoattivo), mentre il 15% è policonsumatore, vale a dire che ha assunto almeno due sostanze diverse.

La classifica

Le droghe più amate dai giovani, come detto, sono quelle derivate dai cannabinoidi (hashish e marijuana). Seguono cocaina e altri stupefacenti sintetici, spesso consumati nelle “notti brave” del fine settimana. Il 2,1%, poi, sostiene di aver assunto sostanze “sconosciute“, per lo più in forma liquida (56% dei casi), ma anche come un miscuglio di erbe o in forma di pasticche, pillole, polvere e cristalli. Unica nota positiva il calo dell’assunzione di eroina. Nonostante la generale ripresa del mercato, la droga più in voga tra la fine degli anni 70 e gli anni 80/90 è poco diffusa tra gli studenti italiani.

Le aree più interessate

Interessato dal fenomeno è soprattutto il centro Italia (in particolare Toscana, Marche e Lazio). Ma il consumo di psicoattivi tra i giovani è forte anche in Sardegna, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. Al Sud (ad esclusione della Basilicata), in Liguria e Veneto, invece, si rilevano prevalenze al di sotto della media nazionale.

Le carceri

Ma se l’allarme riguarda soprattutto i giovani, il problema della droga, in Italia, è generale e riguarda ampie fasce di popolazione. Tra quelle più disagiate ci sono i carcerati. Secondo il rapporto il 26% dei detenuti nel 2015 è risultato tossicodipendente. Condizione che certifica lo stato di emarginazione sociale in cui troppo spesso si trovano queste persone. In questo ambito, tra le altre cose, si è registrata una continua crescita di stranieri.

Salute a rischio

E veniamo agli effetti. In Europa ogni anno solo per overdose si registrano tra i 6.500 e gli 8.500 decessi; nel nostro Paese nel 2015 i morti sono stati 305 (86,2% di sesso maschile), con un calo del 2,55% rispetto al 2014. La quota di stranieri è stata del 4,9% contro il 6,7 dell’anno precedente. Senza dimenticare quanti ogni anno contraggono patologie come Hiv, epatite C e altre infezioni collegate allo scambio di siringhe o di materiale contaminato dal sangue. Il tutto ha un costo sociale enorme (nel 2013 quello derivante dall’intero fenomeno delle tossicodipendenze venne stimato in 28,5 miliardi di euro).

Lotta al narcotraffico

Curare questa piaga non è facile. Da una parte sono importanti le campagne informative che tengano lontani giovani e adulti da queste sostanze. Dall’altra è fondamentale l’attività di contrasto del narcotraffico condotta dalle forze dell’ordine. Nel 2015 le operazioni antidroga sono state 19.091, a fronte delle quali sono stati sequestrati 84 mila kg di sostanze stupefacenti soprattutto per quanto riguarda cocaina, Lsd, droghe sintetiche e piante di marijuana; in calo invece i sequestri di eroina, marijuana e hashish. Il maggior numero di operazioni antidroga si sono svolte in Lombardia (3.132), Lazio (2.940) e Campania (1.782). Rispetto al 2014 gli interventi di polizia sono aumentati in Piemonte (+37,5%), Val d’Aosta (+33,35) e Lazio (+17,2%); in forte calo invece in Veneto (-26%), Sardegna (-22,7%) e Molise (-22%).

Dietro l’enorme giro di affari si celano i più efferati gruppi criminali. Per la cocaina la ‘ndrangheta, la camorra e le organizzazioni balcaniche e sudamericane; per l’eroina la criminalità campana e pugliese in stretto contatto con le organizzazioni albanesi e balcaniche; per i derivati della cannabis la criminalità laziale, pugliese, e siciliana, insieme a gruppi maghrebini, spagnoli e albanesi.