Turchia, arrestato giornalista tedesco del “Die Welt”

Il corrispondente in Turchia del quotidiano tedesco Die Welt, Deniz Yucel, è in stato di arresto da martedì in Turchia. Lo rende noto oggi la redazione stessa del giornale, precisando che la sua abitazione è stata perquisita. Yucel si era presentato spontaneamente alla polizia. Il giornalista, che possiede il doppio passaporto, turco e tedesco, è stato arrestato dalla polizia in relazione ai suoi articoli sull’intercettazione della e-mail di Berat Albayrak, Ministro dell’Energia e genero del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.

Le mail del Ministro dell’Energia

Secondo la Welt, altri sei giornalisti turchi sono stati arrestati in relazione alla stessa vicenda, tre dei quali sono ancora in carcere. In particolare l’inchiesta che ha portato all’arresto di Deniz Yucel riguarda 57mila mail, inviate a Wikileaks, che erano state sottratte al ministro dell’energia da un gruppo di hacker. Dalle mail, pubblicate da diversi organi di stampa, si potrebbe dedurre che il ministro dell’energia turco fosse al corrente di attività di commercio di petrolio che arrivava in Turchia da zone della Siria controllate dall’Isis. Il caporedattore del quotidiano tedesco, Ulf Poschardt ha dichiarato: “Il governo turco ribadisce di rispettare lo stato di diritto. Siamo fiduciosi, le verifiche proveranno la sua innocenza”.

Dal colpo di stato del 15 luglio in Turchia, 170 organi di stampa sono stati chiusi e 775 tessere giornalistiche annullate. Alcuni giornalisti stranieri come Rob Nordland, del New York Times, Dion Nissenbaum, del Wall Street Journal, e Olivier Bertrand, di Les Jours, sono stati arrestati o espulsi.

“Non sappiamo il numero di giornalisti arrestati”

Nel dicembre del 2016, il Ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag, in risposta a un’interrogazione parlamentare di una deputata del partito filo curdo Hdp, ha dichiarato che è “impossibile determinare” il numero di giornalisti attualmente detenuti nelle prigioni turche. In una comunicazione scritta, Bozdag ha affermato che la questione è “estranea alle competenze del ministero della Giustizia”, definendo “una mistificazione” voler affrontare l’argomento solo attraverso il numero delle detenzioni.

Il ministro ha poi aggiunto, sulla linea tracciata dal presidente Erdogan, che i giornalisti non sarebbero detenuti in ragione della propria attività professionale, quanto per attività di “propaganda e supporto a favore di organizzazioni terroristiche”. In seguito al fallito colpo di stato dello scorso 15 luglio, decine di giornalisti sono stati arrestati con l’accusa di appartenere alla rete golpista di Fetullah Gulen o sostenere i movimenti curdi e il Pkk. Gli arresti sono in gran parte avvenuti secondo le procedure previste dallo stato di emergenza, in vigore nel Paese dallo scorso 20 luglio.

I dati della P24

Secondo la sezione di Istanbul della Piattaforma per il giornalismo indipendente (P24), i giornalisti turchi in carcere sarebbero 146, mentre la Federazione europea dei giornalisti (EFJ) indica il numero di 121. Il numero dei media chiusi con decreti dello stato d’emergenza è salito a 176 tra cui 12 stazioni televisive. Questi dati, se confermati, renderebbero la Turchia il paese al mondo con il maggior numero di giornalisti detenuti. In un rapporto preliminare, pubblicato da David Kaye, inviato speciale dell’Onu per la libertà d’espressione, si chiede al governo turco di rivedere le norme contenute nello stato d’emergenza introdotto dopo il fallito colpo di stato dello scorso 15 luglio e di rilasciare i giornalisti detenuti.