Amnesty condanna l’accordo Ue-Turchia sui migranti: “Non deve essere replicato”

Lapidario il commento dell’ong “Amnesty international” sulle condizioni generate dall’accordo fra Unione europea e Turchia sulla regolarizzazione del traffico dei migranti: secondo l’organizzazione, infatti, gli estremi dell’intesa fra le due parti avrebbe condotto i profughi a vivere in condizioni di estremo disagio, soprattutto nei campi allestiti sulle isole greche, favorendo una situazione allarmante e tutt’altro che esaustiva del problema: “L’accordo sulla gestione dei profughi – scrive Amnesty in un comunicato – ha lasciato migliaia di rifugiati e migranti in condizioni di vita squallide e pericolose e non deve essere replicato con altri Paesi”. Una condanna su termini ed efficacia dell’intesa Ankara-Bruxelles, duramente contestata a ormai quasi un anno dalla sua entrata in vigore.

Sovraffollamento e mancati rimpatri

In realtà, dal punto di vista delle parti in causa, qualche risultato si è in parte registrato: nei dieci mesi di attività, infatti, il programma ha visto una sensibile riduzione dei flussi in entrata dalle coste turche, grazie allo stanziamento di fondi da parte dell’Unione europea qualora il governo di Ankara avesse acconsentito ad accogliere i migranti bloccati prima di raggiungere le isole dell’Egeo. Ma, se la diminuzione degli sbarchi in termini di numeri è stata notata (pur con i finanziamenti fermi a 677 milioni), è altrettanto vero che l’attesa nei campi di Lesbo, Kos e simili, rappresenta la reale problematica per i tanti migranti qui stipati: con i trasferimenti verso la terraferma (direzione Ue) bloccati, i rimpatri in Turchia procedono con estrema lentezza, costringendo i profughi a lunghi periodi di stasi su pezzi di terra giunti ormai a preoccupanti condizioni di sovraffollamento. Come spiegato da Gauri Van Gulik, vicedirettore dell’ong per l’Europa, “l’accordo è stato un disastro per le migliaia che sono rimaste bloccate in situazioni disperate, pericolose e in un apparente limbo infinito nelle isole greche… Finché la Turchia non verrà ritenuto un Paese sicuro, i migranti dovrebbero essere ridistribuiti nell’entroterra greco e fra gli Stati dell’Unione europea”.

“Accordo non va ripetuto”

Allo stato attuale, le migliaia di persone relegate all’interno dei campi profughi vivono in situazioni estreme, peraltro recentemente accentuate dagli effetti della stagione fredda. Secondo Amnesty, gli esiti della sovrabbondanza di persone non hanno tardato a farsi sentire: le donne, in particolare, vertono condizioni di vita estremamente complicate, tra mancanza di servizi igienici per loro e conseguenze dovute alla condivisione degli spazi con uomini di ogni estrazione sociale (sono stati registrati, infatti, episodi di violenza e molestie): “Nessuno dovrebbe morire al freddo alle porte dell’Europa. I leader europei che vedono questo accordo come un modello per altri Paesi, dovrebbero guardarne le orribili conseguenze. L’accordo non deve essere ripetuto”.