I tre tabù che frenano l’Europa

Le dichiarazioni del commissario europeo agli affari economici e monetari Moscovici sulla crescita italiana stabile ma modesta a causa delle nostre debolezze strutturali sono senz’altro fondate, perché dobbiamo continuare a lavorare sul “sistema Paese”, a curare i nostri difetti, cominciando dalla burocrazia. Va anche ricordato che l’Italia è una “media” tra territori molto diversi. Il divario tra Nord e Sud è molto forte e il problema del Mezzogiorno va affrontato in maniera decisa.

Tuttavia, l’impressione è che in Europa non ci sia piena fiducia nei nostri confronti, circostanza che spinge Bruxelles a chiederci continue prove della nostra effettiva volontà di tenere a posto i conti. In fondo chiedere 3 miliardi in più è un’inezia. Il nostro rapporto deficit/Pil è di gran lunga migliore rispetto a quello di Paesi come la Spagna o la Francia, ben al di sotto del 3% fissato dai parametri europei. E’ vero che il nostro debito è più elevato ma anche quello francese o spagnolo è alto. Eppure, nei confronti dell’Italia c’è una sorta di “sfiducia strutturale” che ci penalizza. Se invece riuscissimo a migliorare la crescita si potrebbe iniziare a ridurre sensibilmente il rapporto tra debito e Pil.

C’è poi il monito della Corte dei Conti che ha invitato esplicitamente l’Unione europea a considerare gli sforzi dell’Italia e a non frenarne la crescita. Purtroppo l’Ue ha questo mito dell’austerità che è sbagliato. E’ vero che grazie alla mano generosa di Draghi l’Italia ha risparmiato lo scorso anno circa 15 miliardi di interessi con il “quantitative easing”. Ma se le politiche fiscali fossero più coraggiose il pareggio di bilancio sarebbe un obiettivo raggiungibile.

Un passo avanti fondamentale sarebbe la “mutualizzazione” delle risorse, la loro condivisione. Eurobond, assicurazione dei depositi bancari e “bad bank” sono tre tabù da superare. E’ indispensabile mettere assieme le risorse se l’Europa, e in particolare l’Eurozona, vuole sopravvivere. Altrimenti sarà necessario trovare equilibri valutari differenti. Un debito condiviso sarebbe molto più basso di quello degli Stati Uniti e del Giappone e metterebbe al riparo dai rischi di speculazione finanziaria. Ma l’Europa a trazione tedesca tentenna di fronte a questo bivio, nonostante lo stesso Schulz abbia ammesso che l’Unione è stata un vantaggio soprattutto per la Germania.