Retromarcia di Trump sulla Cina: “Ne riconosciamo una sola”

Nel primo colloquio telefonico con il presidente cinese Xi Jinping, Donald Trump ha assicurato che la Casa Bianca continuerà ad onorare la tradizionale linea politica americana che da decenni riconosce “una sola Cina“. Parole che servono a rasserenare il clima con Pechino dopo la telefonata tra Trump e la presidente di Taiwan in cui l’ex tycoon aveva sostenuto di non prendere ordini dalla Cina e di non sentirsi vincolato dalla linea adottata da decenni da Washington fino a quando Pechino non avesse fatto concessioni commerciali.

Il colloquio

I due presidenti si sono invitati reciprocamente nei rispettivi Paesi nella telefonata che hanno avuto stasera, rompendo un lungo gelo. “I due leader hanno discusso numerosi argomenti e il presidente Trump, su richiesta del presidente Xi, ha concordato di onorare la nostra politica di ‘una sola Cina’”, riferisce la Casa Bianca in una nota. Trump e Xi “si impegneranno in discussioni e negoziazioni su varie questioni di reciproco interesse”. La telefonata è stata “estremamente cordiale” e i due presidenti hanno espresso “i migliori auguri al popolo dell’altro Paese”.

Incontro con Abe

Nella giornata di oggi è previsto l’incontro con un altro leader asiatico: il premier giapponese Shinzo Abe. Trump ritiene che il sistema di produzione delle case auto giapponesi non sia vantaggioso per gli Stati Uniti e accusa apertamente Tokyo di mantenere basso il valore dello yen per fini commerciali. Gli Stati Uniti considerano un problema il disavanzo della bilancia commerciale con il Giappone – pari a 7.700 miliardi di yen (65 miliardi di euro) nel 2016. Dopo la Cina il Paese del Sol Levante è la seconda nazione che contribuisce maggiormente al deficit del commercio estero statunitense, con il mercato dell’auto che concorre al disavanzo per oltre il 70%. Nei giorni scorsi il capo di Gabinetto Yoshihide Suga aveva sottolineato che il contributo del Giappone al deficit degli Stati Uniti è sceso progressivamente a partire dagli anni ’90, fino ad assestarsi al 9% nel 2016.

La linea di Tokyo

L’obiettivo del premier nipponico è convincere Washington a un accordo bilaterale, per prevenire un’espansione della Cina sul commercio e il controllo sulle proprietà intellettuali delle economie emergenti. Sulla questione di cambi valutari Abe intende ridurre la portata del dibattito, avendo più volte espresso la necessità di perseguire una politica monetaria che ha il compito di fare uscire il paese dalla spirale deflattiva, e non l’intento di far precipitare il valore dello yen. La presenza incombente della Cina sarà ancora al centro dei negoziati sulla riaffermazione dell’obbligo di difesa da parte degli Stati Uniti sulla disputa territoriale che vede Tokyo al centro di un aspro scontro con Pechino sulla sovranità delle isole Senkaku, nel Mar della Cina orientale, che entrambi i paesi rivendicano. La scorsa settimana la prima visita del segretario alla Difesa Usa Jim Mattis era servita a mettere le cose in chiaro tra i due alleati, con il rispetto dell’articolo 5 del trattato sulle modalità di difesa, dopo una campagna presidenziale in cui Trump aveva lasciato intendere un mutamento dei vincoli militari tra la due nazioni. Il premier Abe sarà accompagnato dal ministro delle Finanze Taro Aso e il ministro degli Esteri Fumio Kishida. Dopo i colloqui alla Casa Bianca, nel corso del fine settimana i due leader voleranno assieme sull’aereo presidenziale diretti a Palm Beach, in Florida, nella residenza di Trump a Mar-a-Lago, per giocare a golf, sport di cui sono entrambi appassionati.