Talitha Kum: “La tratta si estirpa solo nei paesi d’origine”

“La società fa grande affidamento sulla vostra professionalità ed esperienza di magistrati inquirenti impegnati a combattere e sradicare il crimine organizzato”. Sono le parole di Papa Francesco che due settimane fa ha ricevuto in udienza i membri della Direzione investigativa antimafia esortandoli a “dedicare ogni sforzo specialmente nel contrasto della tratta di persone e del contrabbando dei migranti che colpiscono i più deboli fra i deboli!”. Un fenomeno che sta a cuore al Pontefice dato che incatena nel mondo 21 milioni di persone e tra i più vulnerabili il 70% è costituito da donne e bambini.

Sono bambini e non schiavi!” È infatti il titolo della terza Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone istituita da Bergoglio tre anni fa nella memoria di Santa Bakhita, la schiava sudanese rapita alla sua famiglia a 7 anni e poi venduta ad un commerciante italiano. Una volta libera, convertitasi al cristianesimo, entrò nell’Ordine delle Suore canossiane e nel 2000 Giovanni Paolo II l’ha proclamata santa. In questi giorni sono tante le iniziative che Talitha kum (la rete internazionale di donne e uomini consacrati di 70 paesi impegnati contro la tratta) promuove in vista della Giornata internazionale.

A Roma ieri presso l’Università Gregoriana si è tenuto il Seminario di studio “Sono bambini! Non schiavi! Voci di donne a confronto” e alla Casa del cinema è stato proiettato “Talking to the Trees” il film di Ilaria Borrelli e Guido Freddi ambientato in Cambogia. Oggi alle 16.00 presso la Parrocchia di Ognissanti Mons. Gianrico Ruzza, vescovo ausiliare di Roma, presiederà la Veglia di Preghiera contro la Tratta. E l’8 febbraio religiosi e religiose sono invitate all’udienza di Papa Francesco. A Milano si terrà invece la mattina dell’8 febbraio al Centro Pime il Convegno dal titolo “Migrazioni e traffico di esseri umani” organizzato da Caritas ambrosiana e Mani Tese.

Suor Gabriella Bottani, coordinatrice della rete internazionale Talitha Kum spiega così il tema di questo anno che vede coinvolte religiose e religiosi di tutto il mondo in veglie di preghiera, seminari e convegni.

Perché quest’anno il focus è sui bambini?
Perché le vittime di tratta sono sempre più giovani: assistiamo ad un progressivo aumento di minori di 18 anni nello sfruttamento sessuale, in quello lavorativo, nell’accattonaggio in tutto il mondo. Quest’anno si è ritenuto urgente puntare la riflessione sui minori stranieri non accompagnati che giungono senza nessun adulto di riferimento sulle coste italiane ma anche su quella dell’America centrale ed è importante accoglierli e proteggerli perché altrimenti restano dentro le reti dello sfruttamento.

Il Papa all’inizio del suo pontificato ha lanciato questa sfida: sradicare la tratta entro il 2020. Ma non è un’utopia?
Sognare è giusto. Non dobbiamo perdere la speranza. L’umanità ha delle risorse grandi e la nostra fede ci sostiene anche in queste battaglie. Sono convinta che il bene abbia una forza incredibile. Si tratta di unire le forze perché la società possa avere una costante tensione verso la vita e la cura di bambine e adolescenti. Penso ai movimenti sorti soprattutto nelle Filippine e in Thailandia per la prevenzione e il reinserimento sociale dei sopravvissuti della tratta. Penso all’India dove più di 600 religiose sono impegnate su questo fronte. In America Latina da anni si è sviluppato un impegno interreligioso molto ampio in cui proprio la collaborazione e la rete tra chiese e gruppi religiosi differenti dà forza agli interventi di tutela delle piccole vittime.

Quale progetto significativo sta promuovendo Talitha kum in Italia specie per l’emergenza minori non accompagnati nel flusso di profughi?
In Italia ma direi in tutta Europa abbiamo ancora una visione centrata sui paesi di destinazione ma così la prospettiva non è completa, si rischia di affrontare la tratta solo dal nostro punto di vista e non la si sradica mai. La maggioranza delle nostre reti è impegnata invece nei paesi di origine con un impegno diverso centrato sull’educazione, sulla prevenzione sulla messa in discussione anche dei falsi miti che si formano nella mentalità dei giovani. Ci vuole un cambiamento culturale nei paesi di partenza. Un esempio nella mia esperienza in Brasile: lo stupro delle donne indigene nella storia del Brasile e delle bambine oggi si è ampliato anche a causa di un mito storico che vedeva i conquistadores arrivare da lontano non come colonizzatori che la facevano da padrone ma come uomini che portavano ricchezza. Occorre rileggere la storia per favorire i cambiamenti culturali e tutelare dalle violenze le vittime inconsapevoli.

È tema di questi giorni la chiusura delle frontiere in America. Anche in Italia molti credono che così si possa ridurre il traffico di esseri umani che utilizza canali illegali per trasferire vittime in Europa. E’ così?
Normalmente le frontiere chiuse incrementano l’illegalità. Non sono convinta che porti ad una riduzione del fenomeno. Il cambiamento reale ci sarà solo con un cambiamento delle cause che spingono le persone a partire. Molti migranti pensano che arrivando in Europa i problemi si risolvano: occorre una formazione nei paesi di origine che non sia solo informativa ma preventiva con alternative reali. A livello mondiale è fondamentale che cresca una “coscientizzazione” nei paesi di origine. Ci sono tanti esempi in Africa e in America Latina. Per esempio Caritas Internationalis in Nigeria ha promosso un convegno a settembre proprio per sensibilizzare le chiese e le organizzazioni locali nella lotta contro la tratta. In Italia c’è la preziosa esperienza di Suor Rosalia Caserta in un Centro di accoglienza per minori a Catania. Questi segni di speranza sono piccoli passi quotidiani che offrono ai giovani che arrivano sulle nostre coste – molti dei quali vittime di tratta e altri che hanno vissuto il dramma del percorso migratorio – delle opportunità: occasioni di incontro, attività di scolarizzazione, percorsi di formazione professionale. Dovremmo imparare a vedere in questi piccoli migranti una potenzialità in un Italia che invecchia, e anziché chiuderci in noi stessi e vederli solo come fattore destabilizzante della nostra società, dare loro la possibilità di integrarsi davvero giorno dopo giorno. Ne siamo certe: sono i piccoli gesti quotidiani che cambiano la storia e possono sradicare la tratta!