Turchia, Erdogan: “L’opposizione si rassegni, il referendum sul presidenzialismo si farà”

“Nonostante gli sforzi dell’opposizione per rallentare il processo” nel Parlamento turco, il referendum costituzionale sull’introduzione del presidenzialismo si farà. Ne è sicuro il presidente Recep Tayyip Erdogan, il quale si è detto convinto che le votazioni attualmente in corso nella Grande assemblea nazionale di Ankara porteranno all’approvazione del pacchetto di riforme, che necessita del sostegno di almeno 330 deputati (su 550), in modo da sottoporlo poi alla volontà popolare. “Tutte le discussioni sono concentrate su di me, ma non riguardano me personalmente”, ha aggiunto Erdogan, accusando l’opposizione di voler “mantenere lo status quo”. Nelle scorse ore, le forti tensioni in Parlamento sono culminate in rissa tra diversi gruppi di deputati. Secondo le opposizioni socialdemocratica e curda, il presidenzialismo provocherebbe un’ulteriore svolta autoritaria in Turchia.

Nonostante l’ottimismo, Erdogan prepara la contromossa laddove il disegno di legge dovesse naufragare. Se il Parlamento non approverà la proposta di riforma il suo partito (l’Akp) chiederà le elezioni anticipate. Lo ha detto all’agenzia statale Anadolu il presidente della commissione costituzionale della Grande assemblea di Ankara, Mustafa Sentop. Uno scenario analogo è stato ipotizzato dal leader dell’opposizione nazionalista Mhp, Devlet Bahceli, il cui sostegno è decisivo approvare la proposta. I primi 5 dei 18 emendamenti costituzionali che compongono il pacchetto sono già stati approvati, pur in un clima di forti tensioni, culminato nella baruffa, dopo che alcuni deputati di opposizione avevano accusato quelli di maggioranza di violare lo scrutinio segreto. Secondo i socialdemocratici del Chp, si tratta di tentativi di evitare defezioni tra i partiti che sostengono la proposta. Se riceverà il via libera del Parlamento, la riforma verrà sottoposta a un referendum, previsto a inizio aprile.

E’ intanto tornato a parlare Ahmet Davutoglu. In una memoria scritta di 71 pagine inviata alla commissione parlamentare che indaga sul fallito colpo di stato del 15 luglio l’ex premier ha raccontato la sua versione sul caso del Su 24 russo colpito e distrutto nel novembre 2015. Nel documento Davutoglu spiega che il pilota militare responsabile dell’abbattimento non apparteneva alla presunta rete golpista di Fethullah Gulen. L’informazione, aggiunge, gli sarebbe stata riferita direttamente dal capo di stato maggiore, Hulusi Akar, cui aveva chiesto di indagare nel merito.

Dopo il golpe, i circoli governativi avevano avanzato l’ipotesi di un tentativo gulenista di sabotare le relazioni tra Turchia e Russia, rilanciata anche il mese scorso dopo l’uccisione dell’ ambasciatore di Mosca ad Ankara, Andrei Karlov. Secondo Davutoglu, che a maggio ha ceduto la poltrona a Binali Yildirim dopo una rottura con il presidente Recep Tayyip Erdogan, il pilota ha semplicemente obbedito alle regole d’ingaggio decise dal suo esecutivo. Nella memoria, Davutoglu precisa inoltre che un suo incontro con Gulen, avvenuto nel 2013 durante un viaggio negli Usa, era stato deciso in accordo con Erdogan per cercare di metterlo “sotto controllo“, invitandolo a tornare in Turchia.