Un 2016 tra luci e ombre

È già terminato un anno pieno di avvenimenti importanti e stiamo salutando il nuovo con domande e attese. Certamente per i cattolici l’Anno Santo straordinario indetto a sorpresa da Papa Francesco è stato un dono unico e rivoluzionario. La parola misericordia è risuonata incessantemente spingendo un po’ tutto il popolo cristiano – e non solo – a riflettere su questo valore primordiale, base e matrice di ogni speranza e consolazione. Il Giubileo ha mobilitato soprattutto le coscienze, a partire dagli uomini di Chiesa tanto provocati dal Santo Padre, a reagire a favore di quella misericordia da donare a chiunque. L’istituzione dei missionari della misericordia è stata un segno bellissimo che ancora si protrae post-giubileo per volontà diretta del Pontefice che ora chiede a tutti di portare nella vita sociale una cultura del perdono. Questa urgenza la si può comprendere soltanto aprendo gli occhi al vasto mondo dei violenti, calunniatori, vendicatori che disseminano divisione e odio.

L’uomo sembra aver perso il desiderio di pace e soprattutto è diventato iper-diffidente. È crollato il principio della fiducia nel prossimo… Ognuno all’improvviso, anche la persona più cara, può diventare un nemico da temere, abbattere e allontanare. Oggi è divenuta una triste moda tirare pietre su pietre agli “adulteri infedeli” che non meriterebbero nessuna forma di riconciliazione. Il metro di misura è stato storpiato dai nuovi farisei, pronti a puntare il dito per condannare apertamente l’altro, umiliandolo e mortificandolo. C’è un’aggressività sociale senza precedenti: qualsiasi pagliuzza è occasione per scatenare inquietudine e malessere. Accusare sempre e in prima battuta è la nuova scuola che dobbiamo sopportare, a iniziare dai media e dalla vita di ogni giorno. È come la lotta di Caino contro Abele: per invidia e per desideri di supremazia si rincorre quel bisogno di stima e di amore cercandolo nei meandri più sbagliati e diabolici.

Abbiamo assistito inermi alle tragedie del terrorismo e alle guerre catastrofiche con le terribili conseguenze di un esodo spaventoso che l’Europa ancora fa finta di non aver compreso. Un mondo di disperati che gridano ma restano profondamente soli e inascoltati da quelle istituzioni che nel frattempo continuano a soddisfare i propri personali bisogni. La misericordia tanto predicata e testimoniata da Francesco ha provocato in alcuni anche l’effetto contrario: usando il nome di Gesù si auspicano scismi, si fomentano scandali attaccando il Papa in tutti i modi, andando oltre le legittime critiche bensì spingendosi alle calunnie e all’odio più profondo.

L’Amore gratuito insegnato dai Vangeli è stato svenduto ai nuovi mercenari para-cattolici e cioè a coloro che vogliono imporre sugli altri fardelli pesantissimi senza avere nessuna capacità di autocritica né di mettersi in discussione. C’è, inoltre, una crisi profondissima del valore e ruolo dell’Autorità. Il grande principio dell’obbedienza è decaduto nel calderone di un relativismo spietato nel quale non sono pochi coloro che vorrebbero una Chiesa senza Papa, senza Vescovi, senza Sacerdoti. Una forma di cristianità già denunciata a chiare lettere da Benedetto XVI quando la definì il “cristianesimo fai-fai-te”… Che miseria!

Eppure in tanti ci credono e impongono questo stile che io posso solo definire diabolico e quindi in grado di trascinare il popolo di Dio nel caos. In “buona fede” incontriamo tanti bravi predicatori che mentre vogliono insegnare agli altri le proprie verità – persino pseudo evangeliche – poi li vedi contraddirsi fortemente nella realtà, la cosiddetta “vita privata”. Forme di cecità inspiegabili dove senti intolleranza spietata verso il prossimo e poi un’incapacità incredibile di fare mea culpa o recuperare alle proprie mancanze.

Dopo un anno vedo l’uomo sempre più malato di egoismo e tentato dal non credere più in niente e nessuno. Mi impressionano i giovani, apatici e senza entusiasmo, quasi angosciati, anche quando in apparenza sembrano avere tanto… molto.

Mi meravigliano le istituzioni e i governanti che si muovono ormai incuranti delle urgenze del Paese e senza ritegno continuano a mentire distribuendo falsità di ogni genere.

Mi impressionano i benestanti, coloro che avrebbero realmente e oggettivamente qualcosa per cui dire grazie e invece stanno sempre a lamentarsi e maledire…

Mi rattristano i miei confratelli nel sacerdozio, quando scelgono di non consumarsi accanto al gregge e agli ultimi ma si perdono dietro le mondanità.

Però la cosa che più mi tocca e mi fa sperare è l’esempio della tantissima gente semplice e genuina che si compromette per Gesù e si spende per il prossimo più debole. Quante persone, nel silenzio ordinario, vivono onestamente e con saggezza! Queste non scandalizzano nessuno, ma rappresentano la grande speranza per le nuove generazioni, per il nuovo anno.