Cambogia, ergastolo per i leader dei Khmer rossi

L’Alta Corte di Giustizia cambogiana ha confermato l’ergastolo per i 2 più anziani leader del regime dei Khmer Rossi respingendo l’appello contro la sentenza del 2014. La Corte ha stabilito che la condanna di 2 anni fa, inflitta da un tribunale dell’Onu, era stata “appropriata”, data la gravità dei crimini e il ruolo avuto dai due accusati, Khieu Samphan, l’ex capo dello stato e Nuon Chea, il 90enne braccio destro dell’ultimo leader comunista del paese Pol Pot.

Chi sono

Il “Fratello numero due” Nuon Chea, 90 anni, e l’ex presidente della Kampuchea democratica (nome dell’entità statale Khmer) Khieu Samphan, 85 anni, sono i più importanti leader del movimento e sono stati arrestati nel 2014 per l’uccisione di circa 2 milioni di cambogiani nel 1975-79. Il numero uno del regime, Pol Pot (“Fratello numero uno”), è invece morto nel 1998.

L’appello

I due alti esponenti del regime avevano presentato appello contro la prima sentenza, accusando la corte di una serie di errori e di parzialità. Dopo mesi di udienze, in una lunga sentenza, la corte ha confermato oggi la condanna, pur ammettendo che alcuni errori sono stati commessi nel primo processo.

La sentenza

Kong Srim, il giudice della Camera suprema della corte, ha detto che i due “mancavano completamente di considerazione per la sorte della popolazione cambogiana” e ha parlato di crimini “massicci”. L’ergastolo, ha aggiunto il magistrato, è “una pena appropriata”. Nuon Chea e Khieu Samphan hanno ascoltato impassibili la sentenza.

La storia

I Khmer rossi si sono costituiti nel 1968 come costola dell’esercito popolare vietnamita nel Vietnam del Nord. Il partito è stato un partito rurale attivo in Cambogia dal 1975 al 1979 e guidato da Pol Pot, Nuon Chea, Ieng Sary, Son Sen e Khieu Samphan. Si alleò con il Vietnam del Nord, i Viet Cong, il Pathet Lao durante la Guerra del Vietnam contro le forze anti-comuniste.

Il regime, al potere nella seconda metà degli anni ’70 in Cambogia, perseguì un’utopia agraria marxista attraverso una massiccia eliminazione degli elementi che riteneva disfunzionali a tale progetto. “Sono contento delle condanne”, ha commentato Chhun Leap, 74 anni, che ha perso 50 membri della famiglia durante il regime. “Sono mostri e questo è il loro destino”.