Il Papa agli esclusi: “Poveri sì, schiacciati e schiavi no. Non smettete di sognare”

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Migliaia di poveri, emarginati e senzatetto riuniti nell’Aula Paolo VI per pregare e abbracciare Papa Francesco nell’ultimo grande evento giubilare. Un’udienza commovente, per i gesti, per le testimonianze e per le parole del Santo Padre. Francesco si è fermato a lungo, prima e dopo i discorsi, a stringere mani, ad accarezzare bambini e malati, ad abbracciare gente che spesso vive nella povertà più estrema e a ricevere i doni, magari un’immagine sacra o un libro, che queste persone gli hanno fatto nella loro semplicità. Gesti che non sono una novità per il Papa. Ma il modo in cui ha salutato le persone, il modo in cui ha pronunciato il suo discorso avevano un qualcosa in più che traspariva dall’intimo del Pontefice.

“Ho preso nota di alcune parole delle testimonianze – ha esordito Francesco in spagnolo dopo aver ringraziato e dopo l’introduzione dell’arcivescovo di Lione, cardinal Barbarin – Roberto diceva che “come esseri umani non siamo diversi dai grandi del mondo, abbiamo le nostre passioni e i nostri sogni che portiamo avanti con piccoli passi”. Passioni che a volte vi fanno soffrire, ma la buona passione vi porta avanti e vi fa sognare. Un uomo o una donna sono molto poveri, di una povertà diversa dalla vostra, quando perdono la capacità di sognare, di portare avanti le proprie passioni. Non smettete di sognare. E com’è il sogno di un povero, che non ha niente? – si è chiesto il Pontefice – Non lo so. Però sogna. Che magari un giorno possa venire a Roma, e il sogno si è fatto realtà. Che il mondo può cambiare. Uno di voi mi ha citato, ha detto che la povertà è nel cuore del Vangelo. Solo chi sente che gli manca qualcosa guarda in alto e sogna. Chi ha tutto – ha sottolineato il Papa – non può sognare. I semplici seguivano Gesù perché sognavano: che li guarisse, che li liberasse. E Lui li guariva, li liberava”.

Il Papa si è poi riferito a una “parola che non è stata detta ma stava nell’atteggiamento di chi parlava e mi è venuta al cuore quando Roberto ha detto che la vita può essere bella anche nella peggior situazione in cui si può vivere. Questo si chiama dignità. Solo una persona che ha dignità riesce a trovare la bellezza anche nelle circostanze più sofferte. Poveri sì, che si trascina no. E’ la storia di Gesù che nacque e visse povero, è la storia di uomini e donne che vivono del loro lavoro. Poveri sì, sfruttati no. Poveri sì, dominati no. Molte volte vi sarete trovati con persone schiacciate dalla povertà, però questo sentire che la vita è bella, questa dignità vi ha salvati. Poveri sì, schiavi no. La povertà è nel cuore del Vangelo per essere vissuta, la schiavitù non c’è per essere vissuta ma per essere liberata”. Da qui il Papa ha parlato del grande esempio di solidarietà che offrono molti poveri: “Saper dare la mano a chi soffre più di me. La capacità di essere solidali è uno dei frutti della povertà. Chi è ricco se ne dimentica, perché è abituato ad avere tutto. Grazie per il vostro esempio, insegnate la solidarietà al mondo” ha rimarcato Francesco.

L’ultimo argomento affrontato è stato quello della pace. “Cristian ha parlato di pace interiore, poi della pace che provò quando iniziò a far parte della corale di Nantes. La povertà più grande è la guerra – ha tuonato il Papa – che distrugge. Ascoltare questo dalle labbra di una persona ha subito la povertà materiale è un richiamo a lavorare per la pace”. E ha aggiunto: “Dio chiede la pace per ciascuno dei suoi figli. E voi nella vostra povertà potete essere costruttori di pace. La guerra si fa tra ricchi, per avere più territori, più denaro… E’ triste quando arriva tra i poveri. Siate artigiani della pace, date esempio di pace. Ne abbiamo bisogno nel mondo, nella Chiesa, tra le religioni. Tutte le religioni sono messaggere di pace”.
Poi il Papa ha chiesto perdono “se qualche volta con le mie parole o con quello che non ho detto vi ho offeso”. E ha chiesto perdono a nome dei cristiani “per tutte le volte che un cristiano davanti a una persona povera o a una situazione povera ha voltato lo sguardo dall’altra parte. Perdono! Il vostro perdono verso gli uomini e le donne di Chiesa che si girano per non vedere è acqua benedetta per noi, è pulizia, è aiutarci a tornare a credere che al cuore del Vangelo c’è la povertà come grande messaggio e che tutti dobbiamo formare una Chiesa povera per i poveri. E’ il messaggio di Dio – ha concluso – che si avvicina per accompagnarci nella vita”.

Francesco ha concluso l’incontro con una preghiera in cui ha chiesto a Dio “fortezza e allegria” e la capacità di “essere solidali perché siamo fratelli”, prima di ricevere l’abbraccio commosso di un gruppo di senzatetto insieme ai quali ha pregato il Padre Nostro.