Le omelie del cardinale Bergoglio per capire Papa Francesco

“Se non si ascolta la gente come si fa a predicare?”. Questa frase è stata pronunciata, ricordando le tante ore trascorse in confessionale durante i pellegrinaggi al santuario mariano di Lujan, da Papa Francesco durante la nuova intervista concessa al direttore della Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro e serve a spiegare molto del cuore di Bergoglio. Il colloquio introduce il volume (“Un librone”, è stato definito più volte durante la presentazione) che riunisce per la prima volta in una sola pubblicazione tutti i discorsi di cui esiste un testo scritto o una trascrizione pronunciati dall’arcivescovo di Buenos Aires tra il 1999 il 2013. Un libro che aiuta a comprendere come i temi che segnano questo pontificato erano già tutti lì, presi dalla vita quotidiana, dai problemi, dalle aspirazioni del “santo popolo fedele di Dio” che ha ispirato il ministero pastorale del cardinale. Ma quegli scritti non erano mai stati raccolti in maniera organica. Lo ha fatto padre Spadaro, che ha curato il volume “Nei tuoi occhi è la mia parola” (Rizzoli). Oltre 950 pagine, con 200 testi in ordine cronologico. Che ha raccontato così la nascita di questo libro: “Gli ho chiesto prima del viaggio in Armenia il permesso di pubblicarlo. Gli ho detto con grande franchezza che era suo dovere ecclesiale presentare il flusso della sua ispirazione pastorale. Ma non mi ha risposto subito. Mi ha detto che ci avrebbe pensato. Poi, sul volo di ritorno da Erevan, mi ha chiamato e mi ha detto “ci ho pensato e ci ho pregato: va bene”. Questa – ha aggiunto – è la traccia viva del passaggio di Dio nella vita del pastore Bergoglio”. Padre Spadaro definisce questi testi non solo un “laboratorio del pontificato” ma un “laboratorio fotografico, con pellicole coloratissime prodotte dal diretto contatto con la gente”.

Un concetto analogo a quello espresso nel suo intervento dal Segretario di Stato card. Parolin che ha ricordato “un esempio: scopriamo come il tema dell’Evangelii gaudium, cioè dell’alegria de evangelizar, è presente da sempre nella predicazione del Papa. Questo libro va letto per entrare nel mondo del Bergoglio pastore locale e, adesso, universale della Chiesa. Cioè entrare nel suo sguardo, nel suo modo di vedere la realtà. Riconosceremo in nuce molti tratti del suo magistero attuale”. E ancora: “le parole del ministero pastorale di Bergoglio si nutrono di vita vissuta, di questioni aperte, frontiere attraversate, periferie percorse, sfide che hanno volti e nomi. Non sono dunque esercitazioni pastorali, riflessioni di scuola o meditazioni fatte al riparo dal mondo”. Da qui scaturisce anche il titolo del libro: come fa notare il cardinale Parolin, “la parola del Papa era ed è tutta spostata sull’interlocutore. Non elabora concetti astratti, ma abbraccia l’umanità che ha difronte”.

Alcune date sono ricorrenti, come il Te Deum del 25 maggio, festa nazionale argentina, con discorsi di carattere politico; le omelie per la festa di San Gaetano, patrono dei lavoratori, il 7 agosto, su argomenti sociali; quelle mariane in occasione dei pellegrinaggi al Santuario di Lujan. Dunque Bergoglio ha predicato “anche in tempi molto difficili, sempre a favore di lavoratori e disoccupati – ha ricordato il cardinale – Questa predicazione divenne una sorta di esame di coscienza sia religioso sia civile della società argentina con l’obiettivo che essa si riscuotesse grazie a un ritrovato senso di responsabilità, anche delle classi politiche. Mons. Bergoglio si spese molto cercando sempre di fare incontrare nel dialogo i differenti schieramenti politici, spingendo a “rivitalizzare il tessuto” della società. Ma non esitò in alcune circostanze a lanciare chiare sfide al governo in nome del popolo e a combattere contro le élite malate di ideologia”.

Dunque un Bergoglio “politico”? “Nell’intervista – spiega il cardinale – padre Spadaro gli chiede se l’omelia possa avere un impatto politico. Il Papa risponde: “L’omelia è sempre politica perché si fa nella polis, si fa in mezzo popolo. Tutto quello che noi facciamo ha una dimensione politica e riguarda la costruzione della civiltà. Si può dire che anche nel confessionale, quando dai l’assoluzione, stai costruendo il bene comune”. Ma nonostante alcuni temi si ripetano spesso lungo le pagine, il libro segue un ordine cronologico perché, come ha spiegato padre Spadaro, “il Papa non parla per temi” e, come ha ribadito Parolin, “una esperienza pastorale non è mai comunicabile come una raccolta di idee”. E questo aiuta anche a comprendere la crescita interiore dell’arcivescovo.

Infine, nell’intervista di padre Spadaro lo stesso Bergoglio racconta episodi divertenti di quando era parroco e insegnava catechesi ai più piccoli: “E chi è lo Spirito Santo? chiesi a un bambino in fondo. E lui rispose “il paralitico”! Non riusciva a dire il “paraclito”. Ci divertivamo. Ridevo tanto”. O ancora l’uso dei petardi per “bruciare il diavolo” e “suscitare odio per il peccato”. Aneddoti che dimostrano dove affondano le radici pastorali del Pastore della Chiesa universale. Un ruolo che Bergoglio non pensava affatto di poter assumere, al punto da lasciare scritta e pronta, prima di partire per il conclave, l’omelia della Messa crismale del Giovedì Santo, datata 28 marzo 2013. Era Papa da due settimane.