Mailgate, l’Fbi riapre l’inchiesta contro Hillary Clinton

A pochi giorni dalle elezioni per scegliere il nuovo presidente degli Stati Uniti, una nuova grana si profila all’orizzonte per Hillary Clinton. Infatti il direttore del Federal Bureau of Investigation, James Comey ha fatto sapere ai membri del Congresso che verranno riaperte le indagini per controllare nuove email dell’allora segretario di Stato Hillary Clinton. L’obiettivo è quello di verificare se contengono del materiale classificato. La posta elettronica in questione, come ha spiegato Comey, è stata scoperta in una vicenda non collegata che però ha spinto il direttore dell’Fbi a disporre nuovi “passi investigativi”. Inoltre, il numero uno del Bureau, ha sottolineato che non è ancora chiaro quanto tempo sarà necessario per esaminare le mail, né se “possano essere significative”.

Hillary Clinton

“Il popolo americano merita i fatti al completo, immediatamente, E’ imperativo che l’Fbi spieghi”. E’ questo il secco commento della candidata democratica alle presidenziali Usa, dopo aver appreso la notizia della riapertura dell’indagine. La Clinton che si trovava in Iowa, durante la conferenza stampa, si è detta certa che le nuove indagini “non muteranno le conclusioni già raggiunte dall’Fbi”.

Donald Trump

“Una corruzione su una scala mai vista prima”. Sono le parole di accusa di Donald Trump che ha dato la notizia della nuova indagine – accolta da un’ovazione dei suoi msostenitori – durante un comizio a Manchester, in New Hampshire. Il tycoon, e candidato repubblicano alla Casa Bianca, si è detto molto contento “che l’Fbi stia ponendo rimedo a tutti gli orribili errori fatti” nelle indagini sul mailgate. Questo dopo aver affermato che la Cinton vuole “portare il suo schema criminale nello studio ovale“.

Le motivazioni dell’Fbi

La decisione dell’Fbi ha colto tutti di sorpresa, soprattuto dopo che lo scorso 5 luglio, lo stesso James Comey aveva annunciato la fine dell’inchiesta contro Hillary Clinton, dichiarando che sì l’ex segretario di Stato era stata negligente, ma allo stesso tempo affermando che “nessun procuratore ragionevole” porterebbe mail la Clinton difronte a un giudice.

“Naturalmente di solito non parliamo al Congresso delle indagini in corso, ma in questo caso sento un obbligo a farlo considerato che negli ultimi mesi ho ripetutamente testimoniato che la nostra inchiesta era conclusa. Credo inoltre che sarebbe fuorviante per il popolo americano non fornirne nota”, si legge nella lettera di Comey ai deputati che alcuni media statunitensi hanno pubblicato. Comey ha inoltre sottolineato la consapevolezza che vi sia il rischio di generare fraintendimenti, data la necessità di bilanciare le informazioni in una comunicazione breve e considerata la tempistica “nel mezzo di una stagione elettorale“.