Van Gogh Alive, un viaggio a cinque sensi nella pittura olandese

Approda a Roma la mostra “Van Gogh Alive – The Experience“. Visibile dal 25 ottobre 2016, presso lo spazio del Palazzo degli Esami, l’estemporanea è dedicata al grande pittore olandese che, con il suo stile ha gettato le basi dell’arte moderna. Il visitatore si immerge nella vita e nelle opere di Vincent van Gogh nel decennio che va dal 1880 al 1890. Un viaggio lungo i pensieri e le emozioni che l’artista ha provato nel suo vagare tra Parigi, Arles, Saint-Rémy e Auvers-sur-Oise, luoghi d’ispirazione dove creò molti dei suoi capolavori. Si potranno, inoltre, osservare le opere da angolazioni diverse, cogliendone tutti i dettagli, studiandone il colore e la tecnica.

Fotografie e video, combinate alle opere di Van Gogh, vi mostreranno le sue fonti di ispirazione. Sincronizzate con una colonna sonora, più di 3.000 immagini di grandi dimensioni creano un allestimento che riempirà schermi giganti, pareti, soffitti e pavimenti.

La mostra utilizza la tecnologia Sensory4, un sistema unico che incorpora oltre 50 proiettori ad alta definizione, una grafica multi canale e un suono in grado di creare uno dei più coinvolgenti ambienti multi-screen al mondo. Grandi immagini, nitide e cristalline, così reali da desiderare di toccarle con mano, illuminano schermi e superfici che esaltano l’originalità dello spazio espositivo e si accompagnano a delle musiche di Vivaldi, Ledbury, Tobin, Lalo, Barber, Schubert, Satie, Godard, Bach, Chabrier, Satie, Saint-Saëns, Godard, Handel.

Vincent Willem Van Gogh nasce il 30 marzo 1853 a Groot Zundert (Olanda) ed ebbe, a causa della sua estrema sensibilità di artista, una vita molto tormentata. Figlio di un pastore protestante, mentre ancora vive a Zundert, Vincent esegue i suoi primi disegni. Inizia invece le scuole a Zevenbergen. Impara il Francese, l’Inglese, il Tedesco e per la prima volta inizia a dipingere.

Terminati gli studi, va a lavorare come impiegato nella succursale della casa d’arte parigina Goupil e Cie, successivamente nelle sedi dell’Aja (dove compie frequenti visite ai musei locali), di Londra e di Parigi. Nel maggio del 1875 viene definitivamente trasferito a Parigi. Il trasferimento nella città francese, dove già risiede il fratello Theo, segna l’inizio del periodo appunto francese, interrotto solo da un breve viaggio ad Anversa alla fine dello stesso anno. Molto del suo tempo lo spende assieme al fratello e i due, da quel momento, iniziano una corrispondenza che durerà tutta la vita e che rappresenta ancora oggi il mezzo migliore per studiare le opinioni, i sentimenti e lo stato d’animo di Vincent.

Durante il soggiorno parigino l’artista scopre la pittura impressionista e approfondisce l’interesse per l’arte e le stampe giapponesi. Conosce molti pittori tra cui Toulouse Lautrec e Paul Gauguin che apprezza particolarmente. La loro sarà una relazione assi turbolenta, con esiti anche drammatici, come testimonia il famoso episodio del taglio dell’orecchio (si suppone infatti che Vincent abbia assalito Gauguin con un rasoio. Fallito l’attacco, in preda ad una crisi di nervi, si taglia il lobo dell’orecchio sinistro).

Il 1880 è un punto di svolta nella vita di Van Gogh. Abbandona i suoi propositi religiosi e si dedica esclusivamente a dipingere poveri minatori e tessitori. Theo inizia ad appoggiarlo finanziariamente, una situazione che si protrarrà fino alla fine della vita di Vincent. Più tardi nel corso dell’anno, intraprende studi formali di anatomia e prospettiva all’Accademia di Bruxelles.

Estende i suoi esperimenti fino ad includere una maggiore varietà di colori e sviluppa un grandissimo interesse per le incisioni su legno giapponesi. Tenta di intraprendere una qualche formazione artistica alla Ecole des Beaux-Arts, ma respinge molti dei principi che gli vengono insegnati. Desiderando continuare con qualche tipo di educazione artistica formale, sottopone qualcuno dei suoi lavori all’Accademia di Anversa, dove viene posto in una classe per principianti. Come ci si aspetterebbe, Vincent non si trova a suo agio all’Accademia ed abbandona.

Intanto, sopravviene il 1888, un anno fondamentale nella vita di Vincent Van Gogh. Lascia Parigi in febbraio e si trasferisce ad Arles, nel Sud. All’inizio, il cattivo tempo invernale gli impedisce di lavorare, ma una volta arrivata la primavera inizia a dipingere i paesaggi in fiore della Provenza. Si trasferisce infine nella “Casa Gialla“, una dimora che ha preso in affitto dove spera di stabilire una comunità di artisti. E’ il momento in cui riesce a dipingere alcune delle sue opere migliori ma anche il momento delle sue già accennate violente tensioni con Gauguin.

Dopo una serie incredibile di alti e bassi, sia fisici che emotivi e mentali, e dopo aver prodotto con incredibile energia una serie sconvolgente di capolavori, Van Gogh muore nelle prime ore del 29 luglio 1890, sparandosi in un campo nei pressi di Auverse. Il funerale ha luogo il giorno dopo, e la sua bara è ricoperta di dozzine di girasoli, i fiori che amava così tanto.